L’Italia ha detto addio nei giorni scorsi all’impiego massiccio del Green Pass e a gran parte delle misure restrittive che ci hanno accompagnati quotidianamente negli ultimi due anni. Dall’altra parte del mondo, invece, la situazione non è altrettanto rosea. Intere città stanno finendo di nuovo in lockdown. È il caso di Zhengzhou, con 12 milioni di abitanti situata nella parte orientale della Cina. Da molti è soprannominata iPhone City.
Zhengzhou: lockdown cinese ad iPhone City
Il perché del nomignolo è presto spiegato: ospita il più grande impianto produttivo al mondo dove sono assemblati gli smartphone della mela morsicata. A gestirlo è Foxconn, da lungo tempo partner di Apple. Ci lavorano complessivamente oltre 300.000 persone.
La fabbrica si è rivelata di importanza cruciale per il gruppo di Cupertino durante le prime ondate di COVID-19, non avendo mai interrotto le proprie linee. In questo modo, la società californiana ha potuto garantire l’arrivo puntuale dei dispositivi sugli scaffali, rispondendo alla domanda del mercato.
Lo stop a qualsiasi attività nella zona appena imposto dalle autorità locali ha durata pari a una sola settimana. Non è però da escludere un’estensione, se la situazione dovesse non migliorare o addirittura peggiorare. Si palesa dunque all’orizzonte il rischio concreto di ritardi per la fornitura dei device, sia per i modelli già in commercio come gli iPhone 13 sia per la linea di prossima generazione iPhone 14 in arrivo entro l’autunno.
Le dichiarazioni al momento rilasciate dai vertici di Foxconn sembrano escludere qualsiasi sviluppo in tal senso: tutto procede e procederà come pianificato, nessuna interruzione imprevista. Gli ultimi due anni di pandemia ci hanno però insegnato come lo scenario possa cambiare in modo repentino, in qualsiasi momento, con la diffusione del virus e delle sue varianti che non tiene conto di esigenze organizzative o logistiche. Figuriamoci delle tempistiche fissate per il lancio di uno smartphone.