Nella giornata di martedì per otto ore gran parte degli utenti cinesi non si sono potuti collegare a molti siti “.com”, tra cui i maggiori servizi online per il pubblico asiatico come Baidu e Sina. Quando si parla della Cina, naturalmente, si finisce sempre in un giallo: mentre per alcuni osservatori poteva essere il risultato di un attacco, sembrano esserci conferme di un problema della Grande Muraglia digitale.
Il Grande Firewall racchiude quegli strumenti adottati da Pechino per monitorare e censurare la Rete: un apparato così vasto da permettere al Governo un effettivo controllo sui contenuti condivisi dagli oltre 500 milioni di utenti cinesi, che gli permette di stanare qualsiasi accenno di discussione anti-governativa e di bloccare i siti invisi alle autorità. Questa volta, tuttavia, in questa macchina censoria solitamente inarrestabile sembra essere sorto un problema: circa tre quarti dei server che gestiscono il sistema di domini nazionali, che smistano le richieste traducendo lettere nei numeri degli indirizzi IP, ha deviato il traffico cinese dai siti più popolari (ma non quelli con domini “.cn”, non toccati dalla vicenda) ad indirizzi proibiti nel Paese , tra cui uno detenuto da Dynamic Internet Technology (D.I.T.) che offre servizi per aggirare proprio la grande muraglia, ed uno registrato da Sophidea, azienda con sede legale nel Wyoming.
A complicare le cose il fatto che Sophidea fino allo scorso anno aveva sede legale in un edificio finito nel 2011 al centro di un’ inchiesta di Reuters : era base di circa duemila aziende, non tutte dal profilo immacolato. Sophidea infatti è collegata a Wyoming Corporate Services, azienda con oltre 8mila clienti che sulla carta funge da intermediario per la registrazione dei domini, ma che sembra offrire anche diversi aiuti per sfuggire a denunce legali.
Inoltre, Sophidea sembra offrire un servizio di mirror per aggirare, appunto, firewall e controlli: così l’altra ipotesi portata avanti dai media cinesi a poche ore dall’accaduto, è che la situazione fosse una conseguenza di un attacco informatico con origine proprio da quella piccola e nascosta azienda a stelle e strisce . Anche le autorità hanno tuttavia poi riconosciuto che si è trattato di un problema a livello di gestione dell’infrastruttura DNS, tanto che gli esperti cinesi hanno chiesto sforzi per garantire maggiore sicurezza per l’impianto ed evitare futuri problemi.
Claudio Tamburrino