Sgominare la contraffazione e nel contempo dare prova di un sobrio regime autarchico: per questo motivo le autorità cinesi di Nanchang hanno imposto ai gestori degli Internet Café locali di rimuovere tutti i sistemi operativi pirata. Fra le opzioni consigliate, la distribuzione Linux made in China , Red Flag.
Se la pirateria incide dell’82 per cento sul mercato cinese, l’utilizzo del software contraffatto è pratica comune anche presso i 600 Internet café della città cinese: gli ispettori hanno già iniziato a circolare, i controlli procedono a pieno ritmo. Nel paese dal quale si diramava un traffico globale di sistemi operativi Windows contraffatti, per aggiudicarsene una copia basta una manciata di centesimi: i gestori degli Internet café, probabilmente condizionati dal clima in cui operano, non sembrano porsi il problema delle licenze per il software installato sulle macchine che mettono a disposizione dei propri utenti. O una licenza regolare del software o la revoca della licenza per gestire l’Internet cafè: questa l’alternativa che le autorità di Nanchang hanno posto agli operatori locali.
L’ordinanza emessa dalle autorità cinesi sembra concedere una discreta libertà agli operatori che decidano di collaborare: se l’installazione di software regolarmente licenziato costituisce un obbligo, il ventaglio delle scelte offerte ai gestori dei net café rappresenta semplicemente una raccomandazione. Le autorità della città di Nanchang suggeriscono l’uso di copie di Windows Server regolarmente acquistate ma agevolano l’installazione della distribuzione Linux sostenuta dal governo cinese, Red Flag Linux.
Perché gli Internet café possano contribuire a farsi testimoni dell’autarchia digitale cinese, le autorità di Nanchang hanno negoziato con il distributore locale di Red Flag una tariffa di favore: ai gestori dei netcafé è stata offerta una licenza di durata illimitata per la versione server e assistenza per due anni per tutte le macchine che mettono a disposizione del pubblico ad un prezzo di 5mila yuan, poco più di 570 euro. Apparentemente agli esercenti non vengono imposti vincoli all’utilizzo di software libero distribuito gratuitamente, ma qualcuno discorda: “Se si usasse una differente distribuzione Linux – reclama uno degli operatori – direbbero che si tratta di software pirata”.
C’è chi suggerisce che non si tratti di solo orgoglio patrio: Radio Free Asia racconta invece che l’ordinanza dell’amministrazione locale non concede di fatto alternative. Anche gli esercenti che montassero copie originali di software Microsoft sarebbero stati invitati alla migrazione a Red Flag Linux : è così che gli operatori temono disorientamento da parte degli utenti, temono di dover affrontare dei costi più gravosi rispetto a quelli sostenuti finora. “Non molto tempo fa la polizia ci ha chiesto di installare gli scanner per le carte di identità, al prezzo di 3.800 yuan – denuncia un operatore che ha deciso di abbandonare la propria attività – ora dovremmo pagare per questo nuovo software: non sappiamo quale sarà la prossima spesa, non pagherò e lascerò che chiudano il mio Internet café”.
C’è chi suggerisce che dietro all’ordinanza dell’amministrazione di Nencheng non si nascondano speculazioni economiche, ma il desiderio di un più ferreo controllo sulle attività dei cittadini. Gli Internet café sono da tempo immemore marcati stretti dalle autorità cinesi, l’installazione di Red Flag Linux, insinua il dubbio Xiao Qiang, a capo del China Internet Project di Berkeley, potrebbe rappresentare un ulteriore strumento di controllo: nuove installazioni significano nuove registrazioni e nuove occasioni di monitoraggio.
Gaia Bottà