CrowdStrike, azienda statunitense che si occupa di sicurezza, ha divulgato un corposo documento che punta il dito contro una unità di cyberwarrior operante da Shanghai, presumibilmente per conto dell’Esercito di Liberazione Popolare cinese.
L’accusa arriva in uno dei momenti più critici per i rapporti commerciali e quelli relativi alla cybersicurezza tra Pechino e Washington: da un lato gli Stati Uniti prestano il fianco a tutte le accuse legate alle rivelazioni dell’ex agente dell’NSA Edward Snowden, un vaso di Pandora pieno di atti di sorveglianza massiva illegale che ha preso il nome di Datagate, dall’altro il Grand Jury del distretto ovest della Pennsylvania ha accusato cinque esperti informatici dell’esercito cinese per azioni illegali di hacking , spionaggio a sfondo economico ed altre offensive che avrebbero coinvolto sei cittadini statunitensi operanti nell’industria nucleare, dei metalli e dell’energia solare. Un’accusa che ha spinto la Cina ad una serie di ritorsioni nei confronti delle aziende a stelle e strisce che operano entro i suoi confini.
Secondo la nuova accusa mossa dagli Stati Uniti, invece, il gruppo di hacker conosciuto con il nome Putter Panda , presumibilmente al soldo dell’esercito di Pechino, avrebbe condotto attacchi informatici contro le agenzie della difesa e l’industria satellitare e aerospaziale degli Stati Uniti, del Giappone e dell’Europa .
Nel rapporto viene identificato il 35enne Chen Ping – conosciuto con il nickname cpyy – come il proprietario del dominio legato al malware utilizzato da Putter Panda, così come di quella che è stata individuata come sede primaria del gruppo.
Claudio Tamburrino