Abbiamo già parlato del grande successo di ChatGPT in Italia, ma – ovviamente – non è l’unico Paese in cui il chatbot di OpenAI sta spopolando. Anche in Cina la stessa intelligenza artificiale è diventato il trend tecnologico del momento, sebbene a Pechino e dintorni in realtà la società americana non lo abbia rilasciato ufficialmente. Come fa dunque a spopolare tra i cittadini? Secondo nuove ricerche, diverse centinaia di negozi fornirebbero accessi al software sotto banco a prezzi stracciati.
Il mercato nero di ChatGPT
Quello osservato da Wired è un vero e proprio mercato nero di ChatGPT, generato dall’assenza di un metodo legale per accedervi. Basta sapere che una delle principali ricerche su Baidu, il più grande motore di ricerca cinese, è “Come usare ChatGPT in Cina”. La risposta è naturalmente negativa, in quanto OpenAI non ha fornito l’accesso online entro i confini del Dragone.
Sul sito e-commerce Taobao e nei negozi locali, pertanto, alcuni rivenditori hanno pensato di vendere SIM virtuali occidentali – necessarie al fine di ricevere i codici di verificazione per ChatGPT – e account già creati appositamente per la rivendita a circa 1-30 RMB, ovvero da 0,17 a 4,28 dollari. Secondo Wired, a febbraio si contavano oltre 600 negozi attivi, con migliaia di vendite all’attivo.
Naturalmente, questa soluzione aiuta molto anche i cybercriminali: secondo gli esperti di cybersicurezza, i malintenzionati potrebbero accedere a prezzi irrisori a ChatGPT per sfruttare l’IA nella creazione di truffe più sofisticate e credibili.
La soluzione cinese
In tutto ciò, Baidu sta ancora lavorando su “Ernie”, il suo chatbot che ora risulta disponibile per test interni a un numero estremamente limitato di utenti. Basato su Ernie 3.0-Titan, modello di linguaggio sviluppato da Baidu ancora dal 2019, dovrebbe offrire al paese un’alternativa a ChatGPT. Sarà altrettanto di successo?