Cina, motore di ricerca propagandistico

Cina, motore di ricerca propagandistico

La concorrenza per Baidu arriva direttamente dal governo di Pechino. Una risposta più o meno diretta alla rottura con Google
La concorrenza per Baidu arriva direttamente dal governo di Pechino. Una risposta più o meno diretta alla rottura con Google

L’organo di stampa governativo cinese Xinhua ha lanciato un suo motore di ricerca: si chiama Panguso ed era già stato preannunciato ad agosto .

Naturalmente il servizio offerto rispecchierà esclusivamente l’ Internet approvata da Pechino . In questo senso è facile accostare la nuova iniziativa con la decisione di Mountain View di non operare più alle condizioni imposte dal Governo cinese.

Una dichiarazione ufficiale delle autorità ha riferito che Panguso fornirà prodotti “sani” per gli utenti Internet, lavorando “per limitare il diffondersi di informazioni illegali come la pornografia e la violenza”.

In quanto organo ufficiale è logico ritenere che vada anche oltre le limitazioni imposte alle aziende straniere: già è stato facile rilevare come nessun risultato venga restituito per le ricerche sul premio Nobel per la Pace “Liu Xiaobo”, così come pochi sono i siti presentati con la ricerca per “Dalai Lama” e quasi tutti di critica o al massimo con riferimenti a luoghi turistici tibetani. Nessuno spazio, d’altronde, è concesso a YouTube o Facebook.

Collabora a Panguso anche con un’altra azienda controllata dallo Stato, China Mobile Ltd, il più grande operatore telefonico del mondo: tra le novità introdotte con questa convergenza, l’estensione del servizio al telefoni cellulari, con la possibilità per gli utenti di inviare i risultati da computer a cellulari a mezzo SMS.

“Speriamo di sfruttare appieno il vantaggio derivante un’ampia collezione di informazioni e notizie in quanto agenzia governativa ufficiale – ha detto Li Congjun, presidente di Xinhua – coniugandolo con la tecnologia e le infrastrutture di China Mobile”.

In realtà, a fronte di questa integrazione governativa, il motore di ricerca sembra avere non pochi buchi: non riporta, per esempio, il sito dell’Università del Popolo di Pechino, la prima università fondata dopo la rivoluzione del 1949 e una delle istituzioni più influenti del paese.

Claudio Tamburrino

Link copiato negli appunti

Ti potrebbe interessare

Pubblicato il
23 feb 2011
Link copiato negli appunti