La Cina accelera: dopo aver inseguito USA e URSS col suo programma spaziale, ora si prepara ad un nuovo clamoroso traguardo: entro il 30 settembre partirà la missione Shenzhou 7 , con a bordo tre astronauti taikonauti, e che nel piano di volo prevede il lancio di un piccolo satellite e una attività extraveicolare degli occupanti della capsula.
Si tratta di un deciso passo in avanti nella complessità delle operazioni in orbita, che misurerà le effettive capacità e ambizioni della Repubblica Popolare . Gli ingegneri cinesi si mostrano tuttavia sicuri: è loro intenzione trasmettere in diretta tutte le fasi del lancio , ivi compresa la passeggiata spaziale, anche grazie alla telecamera CCD compresa nel piccolo satellite scientifico che l’equipaggio ha il compito di liberare.
Si tratta in ogni caso di un evento storico, che non manca di sottolineare l’incredibile rapidità con la quale la Cina sta compiendo il suo progresso in campo aerospaziale: solo 5 anni fa veniva completato il primo volo con equipaggio umano, e oggi già si parla di EVA (Extra Vehicular Activity). Una velocità in parte dovuta all’aver ottenuto alcune delle sue tecnologie dalla Russia (il vettore utilizzato è un Soyuz modificato), in parte all’aver mutuato la altrui esperienza.
Chi non brilla certo per rapidità, almeno in questo periodo, è invece la NASA. L’ente spaziale statunitense ha annunciato con 9 mesi di ritardo il vincitore di una selezione indetta per la progettazione di una missione su Marte allo scopo di studiarne l’atmosfera. Un ritardo dovuto ad un non meglio precisato “conflitto di interessi” sorto in seno alla commissione esaminatrice, che ha costretto l’agenzia a sciogliere e ricreare il panel prima di procedere alla scelta finale.
Un ritardo che costerà caro. Il prezzo per la costruzione della sonda automatica è nel frattempo cresciuto di 10 milioni di dollari, costringendo la NASA a decurtare a un anno la durata complessiva della fase attiva della missione e a posporre di 24 mesi il lancio. La sonda, denominata MAVEN (Mars Atmosphere and Volatile EvolutioN), sarà impiegata per dirimere una questione a lungo analizzata: l’evoluzione dell’ atmosfera marziana , che molti un tempo ritengono fosse molto simile a quella terrestre, quasi del tutto assente oggi in seguito ad un processo finora inspiegabile.
L’impegno della NASA per Marte non si ferma allo studio a distanza. Di recente è stato avviato un nuovo programma nucleare , legato al programma di esplorazione spaziale Constellation , che dovrebbe approntare un prototipo di reattore a fissione con cui equipaggiare avamposti sulla Luna e sul Pianeta Rosso entro cinque anni. Non si tratta del primo tentativo di inserire l’energia atomica all’interno di un progetto della NASA: in passato, tuttavia, gli sforzi si erano concentrati sulla realizzazione di un sistema di propulsione nucleare, abbandonato oggi in favore di un più modesto impiego per la mera produzione dell’energia elettrica necessaria alla sopravvivenza dei cosmonauti.
Allo stato attuale, non si conoscono neppure esattamente i parametri di costruzione di un reattore – seppure di ridotte dimensioni e capacità – da inviare nello spazio. L’ipotesi più accreditata è il lancio di un apparato spento , da accendere solo in seguito: tuttavia il rendimento di un sistema di generazione dell’energia elettrica basato sulle turbine dovrebbe offrire un rendimento inferiore in presenza di una ridotta o assente forza di gravità, senza contare i rischi legati alla massiccia dose di radiazioni solari a cui il reattore sarebbe esposto al di fuori della atmosfera terrestre. Per questo, la NASA continua a tenere in considerazione anche alternative più “ecologiche”: in pole position, celle a combustibile e fotovoltaico .
Luca Annunziata