Un’ intervista esclusiva , concessa al quotidiano britannico The Guardian dal cittadino cinese Liu Dali – ammesso che questo sia il suo vero nome – ex-detenuto presso un campo di lavoro nella città di Jixi, a soli 30 km dal confine russo. 54 anni compiuti, Dali era stato arrestato nel 2004, costretto a spaccare pietre per aver accusato di corruzione le autorità della sua città natale.
Ad attenderlo per i successivi tre anni, un destino curioso quanto inquietante. Le guardie carcerarie lo avrebbero costretto – insieme ad un gruppo formato da altri 300 detenuti – a giocare senza sosta davanti allo schermo di un computer, nello specifico a celebri MMORPG quali World Of Warcraft . Sessioni frenetiche ed incessanti, con centinaia di computer accesi 24 ore su 24.
Ai vari detenuti sarebbero stati dunque imposti dei carichi prefissati di lavoro, da portare a termine obbligatoriamente per evitare severe punizioni fisiche. Vero obiettivo dei secondini, l’accumulo massivo di crediti per ogni singolo account – acquisendo beni virtuali o potenziando un determinato personaggio – da offrire successivamente in cambio di valuta sonante sul mercato nero .
Stando alle confessioni di Dali, le guardie carcerarie di Jixi avrebbero guadagnato fino a 600 sterline (quasi 700 euro) al giorno . L’articolo del Guardian ha dunque riportato l’attenzione sull’ormai noto fenomeno del gold farming , la coltivazione ossessiva di account – anche per conto di terzi – destinati alla vendita. Pare che l’80 per cento dei gold farmer nel mondo abbia base in Cina.
Mauro Vecchio