Roma – C’è un piccolo grosso problema che le autorità cinesi stanno cercando di risolvere perché rischia di deflagrare e superare i tanti e rigidi sistemi di controllo: lo spam.
La posta indesiderata che non piace al regime di Pechino non è tanto quella commerciale, che abbonda anche da quelle parti proprio come da noi, quanto invece quella politica. Leggendo tra le righe di una notizia data dall’agenzia di stampa cinese Xinhua , infatti, un numero sempre più elevato di email dal contenuto anti-governativo e democratico ha iniziato a circolare incontrollato sulla rete, raggiungendo le caselle di migliaia, forse milioni, di cinesi.
Le statistiche ufficiali fornite da Xinhua sostengono che ogni giorno nel corso del 2003 sono stati sparati nelle mailbox cinesi quasi 70 milioni di email spammatorie i cui contenuti vengono descritti come “pornografici”, “virus”, “commerciali” e, attenzione perché questo è il punto chiave, “reazionari”.
In un paese che ha fatto del controllo della rete la sua filosofia fin dal primo apparire di Internet, che ha deciso di consentire ai propri cittadini di accedere ad un network filtrato e monitorato dalle autorità con piattaforme di controllo dedicate, email spammatorie dal contenuto politico rappresentano, evidentemente, un elemento di destabilizzazione .
È probabile che un certo numero di dissidenti, anche dall’estero, veda nello spam un’arma di propaganda anti-regime di grande potenza. Fin qui, come noto, chiunque sia stato colto nel pubblicare online proprie critiche al governo pechinese è stato arrestato e sono ancora molti coloro che a causa di una presa di posizione su web sono dietro le sbarre . È evidente che, in una situazione del genere, sfruttare avanzate tecniche spammatorie capaci di rendere pressoché anonimi i mittenti possa diventare una missione sacra per i sostenitori della democrazia e delle libertà individuali.
La grande muraglia che il governo cinese intende erigere contro lo spam, stando ancora alla Xinhua, sarà costituita dai mattoni che riusciranno a mettere insieme i principali ministeri pechinesi, da quello della pubblica sicurezza a quello dell’informazione passando per quello dell’educazione. Come sempre, anche in questo caso le autorità di Pechino intendono agire con velocità e fermezza e hanno dunque ordinato ai gestori dei server email che veicolano la posta elettronica sulla rete cinese di prendere severe misure antispam entro la fine di giugno. Per quella data le autorità vogliono che il 90 per cento dei server possa essere considerato “antispam”.
La stretta contro le email non richieste, iniziata lo scorso settembre con la messa al bando di quelle provenienti da una quantità di server all’estero, sarà senz’altro più efficace che in altri paesi vista la diretta responsabilità dei provider cinesi per la circolazione sui propri network di contenuti illegali. Qualcuno ricorderà anche come nel marzo dell’anno scorso i gestori dei provider furono addirittura costretti ad un giuramento per esprimere il proprio impegno nel combattere le illegalità.
È amaro constatare che l’unica occasione in cui lo spam rischia davvero di essere battuto è proprio quando potrebbe assumere la valenza di un atto di coraggio anziché di viltà.