Torniamo a scrivere di Cina e riconoscimento facciale, questa volta però non per segnalare un’iniziativa finalizzata alla sorveglianza della popolazione. La città di Shanghai ha avviato una sperimentazione che prevede di installare la tecnologia all’interno delle farmacie con l’obiettivo dichiarato di impedire l’acquisto e l’uso non autorizzato dei medicinali così come la loro rivendita a fini di spaccio.
A Shanghai il riconoscimento facciale nelle farmacie
Non tutti i clienti sono obbligati a sottoporsi al controllo, ma solamente coloro che richiedono sedativi o farmaci contenenti sostanze dall’effetto psicotropo, immaginiamo anche in presenza di regolare prescrizione. Il sistema è studiato per eseguire una scansione sia dell’acquirente sia dell’addetto alla vendita, così che in caso di anomalie sia possibile attribuire ogni responsabilità.
Tra le finalità del progetto, come scritto in apertura, c’è anche quella che mira a impedire la circolazione di principi attivi contenuti nei medicinali e utilizzati poi come materie prime per la preparazione di droghe da destinare al mercato, a partire da efedrina e pseudoefedrina, incluse in diversi rimedi per influenza e raffreddore, ma impiegate anche per la sintesi della metanfetamina (come insegna Breaking Bad).
Al momento l’utilizzo della tecnologia è piuttosto limitato, proprio perché durante la fase di test si punta a raccogliere feedback e a far emergere eventuali criticità: è stata adottata da 31 attività e fino ad oggi ha eseguito solo poco più di 300 scansioni. Non fatichiamo ad ogni modo a immaginare che un approccio di questo tipo alla soluzione del problema possa sollevare legittimi dubbi e questioni in merito alla privacy.