Pechino – Il sito cinese della Sony è stato recentemente assalito da ignoti cracker. L’azienda è stata costretta a chiudere completamente le attività dei server. Le pagine web sono state “imbrattate” con messaggi antigiapponesi con evidente riferimento ai motivi dell’attuale crisi diplomatica sinonipponica.
I messaggi, in lingua inglese ed accompagnati da immagini della bandiera nazionale cinese, sono stati subito rimossi. Ma Sony deve affrontare il dissenso telematico anche su un altro fronte: i suoi centralini cinesi dei customer care sono stati intasati da minacce e scherzi di ogni tipo.
L’attacco contro Sony sembra avere un valore simbolico. Ormai da tempo, il governo centrale di Pechino sta invitando i cittadini al boicottaggio di tutte le merci giapponesi, con particolare riferimento al settore high-tech.
Il movente politico è comunque il più probabile: gli attacchi telematici provenienti dalla Cina sono il naturale proseguimento dell’ondata di manifestazioni antinipponiche scoppiate a Shanghai e Pechino. Il paese del Sol Levante è accusato di sostenere una linea negazionista sulle atrocità commesse in Cina durante il secondo conflitto mondiale.
Ma l’attivismo politico, in Cina, è ormai familiare con gli strumenti offerti dalla Rete: già nel 1999, per via di un incidente diplomatico, i cracker cinesi guerreggiavano con gli USA a colpi di defacement . C?è chi sostiene, e tra questi l’intelligence sudocoreana e quella statunitense , l’esistenza di un esercito di informatici agli ordini dell’amministrazione di Pechino, pronta per essere utilizzato contro i “nemici dello stato”.