Pechino sta assumento 20mila persone per creare un’enciclopedia online ufficiale di Stato che si chiamerà Enciclopedia cinese o come è stata ufficialmente soprannominata, senza apparenti riferimenti voluti al Great Firewall, “La Grande muraglia di cultura”.
“Non si tratta di un libro – spiega Yang Muzhi, caporedattore del progetto e Presidente della Book and Periodicals Distribution Association – ma di una Grande Muraglia di cultura”.
Si tratta di un progetto ambizioso che di fatto renderà accessibile online la verità di Pechino sulla vita, l’universo e tutto il resto: l’ obiettivo è raccogliere più di 300mila voci di almeno mille parole in più di 100 discipline . Una dimensione che la renderebbe già il doppio più grande rispetto alla versione cinese di Wikipedia, diventando l’altra faccia della censura adottata costantemente dalle autorità cinesi sulla circolazione delle notizie online, un controllo proprio nelle ultime settimane reso ancora più stringente dall’adozione di nuove disposizioni circa le modalità di produzione e distribuzione delle news online.
Per far si che ciò che complessivamente ha il nome di “Enciclopedia cinese” andrà online per il 2028, la Cina sta dunque assumendo 20mila persone, tra studiosi delle università e degli istituti di ricerca, che lavoreranno sotto lo stretto controllo delle autorità: secondo alcune fonti avrebbero iniziato a lavorare già da qualche anno, ma solo recentemente sarebbe stata individuata l’esigenza di rendere il progetto non una semplice alternativa all’ Encyclopedia Britannica , ma uno strumento per cercare facilmente informazioni online.
Il progetto rappresenta d’altra parte anche il guanto di sfida lanciato nei confronti di Wikipedia, sito con cui le autorità locali (come d’altra parte quelle di altre Paesi come la Turchia , nel quale la situazione è degenerata con la stringente repressione adottata da Erdogan negli ultimi mesi) hanno avuto diversi problemi : nel 2015 Wikipedia aggiornò la propria piattaforma al protocollo HTTPS rendendo più difficile il blocco di singole pagine da parte delle autorità, che prima hanno proceduto bloccando le voci indesiderata in cinese, per poi estendere il blocco alle corrispondenti versioni nelle altre lingue. Al momento diverse ricerche tra cui “Dalai Lama” e Xi Jinping” non risultano essere raggiungibili dalla Cina.
Claudio Tamburrino