Si è subito parlato di misure draconiane che avrebbero innalzato ulteriormente quello che in molti hanno chiamato great firewall of China , la grande muraglia digitale cinese. A far divampare il già acceso fuoco delle polemiche una notizia riportata da alcune fonti d’informazione del paese asiatico, tra cui il sito Danwei.org e The Beijing News . Le autorità di Pechino avrebbero introdotto una whitelist , un elenco da riempire con spazi web autorizzati dal governo .
Si tratterebbe di una decisione presa dal Ministero cinese per l’Industria e l’Information Technology, che ha effettivamente pubblicato un recente documento ad illustrare un piano in tre fasi per combattere la proliferazione di materiale pornografico attraverso i dispositivi mobile . Stando a quanto hanno riportato i media cinesi, le autorità di Pechino avrebbero pensato a varie misure all’interno di questo piano.
In primis regole più severe per la registrazione di un dominio web , affinché si evitino informazioni fasulle negli appositi moduli da inviare agli operatori. Il piano prevede in particolare la necessità di una nuova registrazione nel momento in cui un sito cambi indirizzo sul web. Il governo cinese aveva già annunciato misure simili , annullando la possibilità da parte di un comune cittadino della Rete di aprire un dominio, ad esclusivo appannaggio di società con licenza commerciale.
Quello che tuttavia ha preoccupato non poco fonti come The Beijing News è un’inedita disposizione che prevederebbe il blocco di tutti quei siti non presenti in una lista bianca stilata dal governo. Questo comporterebbe il conseguente messaggio di stop a tutti quei siti che non hanno provveduto alla registrazione imposta dalle autorità . Quindi anche a siti perfettamente legali, non collegati in alcun modo ai contenuti immorali.
In particolare ha serpeggiato un timore : che siti registrati al di fuori dei confini cinesi possano essere esclusi dalla whitelist governativa. Tra elenchi bianchi e neri, la situazione non appare chiara. Un articolo del Wall Street Journal ha suggerito che i piani di Pechino non siano strettamente mirati alla pornografia online attraverso dispositivi cellulari, ma che facciano parte di una campagna più vasta da mettere in pratica sull’intero web entro la fine del prossimo anno.
Quelle dei media cinesi sarebbero dunque delle speculazioni, ma da prendere non troppo alla leggera. In effetti, nel documento diramato dalle autorità non c’è traccia della whitelist descritta, né si è parlato chiaramente della fine che potrebbero fare i siti provenienti dall’estero. Un portavoce dello stesso Ministero per l’IT ha poi sottolineato come la regolamentazione contenuta nel documento sia relativa alla sola pornografia mobile e non ad altre tematiche.
Nel frattempo, le proteste davanti alla muraglia digitale continuano . Stando ad alcuni screenshot diffusi sul web, un misterioso hacker ha preso di mira un sito di microblogging in stile Twitter lanciato proprio di recente dal quotidiano di stato The Peoples Daily . Prima di andare offline, il sito ha sparato davanti agli occhi dei suoi utenti una serie di messaggi pop up. Il contenuto: “Il Peoples Daily Online è stato conquistato dalle persone. Se state visualizzando questo messaggio vuol dire che siete vittime del Great Firewall . Prego emigrare in fretta o farlo cadere velocemente”.
Mauro Vecchio