Se i calcoli del Partito Repubblicano sono giusti, lo spionaggio digitale e il “collaborazionismo” forzato delle aziende di rete diventeranno presto parte integrante della legislazione federale degli Stati Uniti. Il Congresso si prepara infatti ad approvare una legge “omnibus”, pensata per impedire un nuovo “shutdown” del governo ma contenente norme “esterne” infilate all’ultimo momento.
Lo speaker della Camera dei Rappresentanti ha nei giorni scorsi annunciato la legge omnibus da ben 2.000 pagine, e la “sorpresina” arriva a pagina 1.728 sotto forma di Cybersecurity Act of 2015 : si tratta, in sostanza, della riformulazione della proposta nota come CISA e già approvata dal Senato lo scorso ottobre 2015.
La norma – già definita “una legge sullo spionaggio sotto mentite spoglie” dal senatore democratico Ron Wyden – impone alle aziende private di condividere le informazioni dei loro utenti con le autorità federali (e quindi l’intelligence), e nella nuova forma viene eliminata qualsivoglia protezione per la privacy dei suddetti utenti.
La legge omnibus contiene assegnazioni di budget indispensabili per far funzionare il governo federale americano, ed è quindi altamente probabile che la proposta passi senza troppo scandalo nonostante le polemiche di questi mesi su CISA e misure similari.
Contro il collaborazionismo obbligatorio al netto della privacy si erano recentemente espresse organizzazioni che si battono per i diritti digitali, attivisti e le stesse aziende che dovrebbero fornire i dati alla NSA senza fiatare; le proteste continuano anche contro il Cybersecurity Act e c’è chi lancia un improbabile appello al presidente Barack Obama per il blocco del “trucco” della legge omnibus con la minaccia del veto.
Alfonso Maruccia