Una nuvola blindata in cui l’utente ha scarsa libertà di azione, i router domestici li controlla chi li produce e i netizen possono essere tagliati fuori dalla connessione senza alcun bisogno della ingiunzione da parte di un giudice o del rispetto delle minime garanzie di legge. Questo il risultato di un recente aggiornamento diramato da Cisco per il firmware dei router Linksys: dopo l’update la configurazione delle impostazioni non era più disponibile, e gli utenti venivano obbligati a creare un account sul servizio remoto “Cisco Connect Cloud” per tornare (parzialmente) in possesso della propria macchina.
Ancora più inquietanti per la privacy le condizioni di accettazione del servizio, dove Cisco si riservava il diritto tagliare l’utente fuori dalla rete nel caso in cui avesse visionato materiale pornografico o violato il copyright – e questo senza che nessuna autorità legale si fosse pronunciata sulla questione.
Ciliegina sulla torta, infine, il diritto che Cisco si riservava di continuare ad aggiornare il firmware senza avvertire l’utente – anche nel caso in cui gli aggiornamenti automatici fossero stati disabilitati. Facile a dirsi, la mossa di Cisco ha provocato un vera e propria sollevazione in rete, oltre a un più che meritato contraccolpo per la reputazione dell’azienda presso pubblico, stampa e comunità telematica nel complesso.
Cisco è stata così costretta a tornare sui propri passi , almeno parzialmente: l’aggiornamento forzato e il nuovo contratto? Sono stati solo un errore, dice Cisco, e ora gli utenti possono disabilitare la gestione “cloud” del loro router, se lo vogliono. Resta il diritto della corporation di modificare il funzionamento dei dispositivi senza avvertimento.
Alfonso Maruccia