Le cifre differiscono da quelle già comunicate da Symantec nel suo report sull’argomento di qualche settimana fa, ma l’idea di fondo, anzi la constatazione di un dato di fatto, rimane sostanzialmente inalterata: nel suo Annual Security Report Cisco sostiene che il 90% delle e-mail spedite e inviate in tutto il mondo è spam .
Mail spazzatura, “comunicazioni commerciali” indesiderate su pillole-multicolore e allarga-attributi o, peggio ancora, codice malevolo pronto a infettare sistemi non opportunamente protetti e utenti non particolarmente attenti, lo spam scambiato quotidianamente su Internet comprende circa 200 miliardi (dicasi miliardi) di messaggi .
Tra i maggiori paesi “fornitori” di questa particolarmente detestabile (e detestata) forma di perversione digitale spiccano gli Stati Uniti con il 17,2% del totale dei messaggi inviati, seguiti a ruota da Turchia (9,2%) e Russia (8%).
Lo spam rappresenta una parte non trascurabile di quel business del cyber-crimine che la succitata Symantec ha trattato in un rapporto omnicomprensivo pubblicato non molti giorni addietro. E lo spam è una delle attività principali date in outsourcing alle potenti e tentacolari maglie delle botnet grandi e piccole, eserciti di PC-zombie dal controllo centrale sfuggente e dall’analisi difficoltosa, eserciti attualmente in fase di reboot dopo il duro colpo inferto dallo shutdown del provider McColo.
“Usare il malware per infettare i computer di qualcuno è diventato un meccanismo incredibilmente comune e sfruttare tali computer tutti insieme è un modo utile per condurre frodi a base di phishing, spedire spam e rubare informazioni” sostiene Patrick Peterson, chief security researcher per Cisco, secondo la cui opinione le botnet sono, “in molti casi, il ground-zero per le minacce criminali online”.
Alfonso Maruccia