Grazie alla solidità del proprio core business, che finora le ha permesso di attraversare l’attuale crisi economica senza grossi scossoni, Cisco è una delle poche aziende della Silicon Valley a lanciare una strategia tutta tesa all’attacco. Con la piattaforma Unified Computing System (UCS), annunciata nei giorni scorsi, il colosso americano del networking ha introdotto una nuova serie di prodotti con i quali intende aggredire un mercato per lei nuovo come quello dei server aziendali.
Indirizzata ai data center, UCS comprende dispositivi hardware, applicazioni e tecnologie software con cui Cisco vuole unificare alcune tra le principali risorse IT aziendali , quali computing, networking, storage e virtualizzazione. L’obiettivo è quello di offrire alle medie e grandi aziende una soluzione all-in-one capace di “ridurre drasticamente” – come afferma Cisco – il numero di dispositivi che richiedono manutenzione, gestione, raffreddamento ed energia elettrica.
UCS fornisce anche strumenti capaci di semplificare la gestione e il movimento delle macchine virtuali tra i vari server fisici: uno dei componenti più importanti è rappresentato dalla tecnologia VN-Link , che consente agli amministratori di configurare e gestire le connessioni di rete indipendentemente dal fatto che il server sia fisico o virtuale.
Cisco afferma che la sua piattaforma consente di realizzare “la virtualizzazione trasparente”, dove le macchine virtuali possono essere spostate da un server all’altro senza la necessità di riconfigurare alcunché, e dove sistemi fisici e virtuali possono essere gestiti da una singola console insieme a storage, rete ecc.
“Collegare un server in rete e scoprire che… non succede nulla”, ha spiegato Cisco. “UCS sta cercando di cambiare questa situazione con l’auto rilevamento dei device, la rimozione di inutili switching e sistemi di gestione, e un’architettura realmente unificata”.
Il cuore di UCS è rappresentato dai blade server UCS-B-Series , prima noti con il nome in codice Project California , basati sui nuovi processori Xeon Nehalem di Intel e su una architettura “scalabile e modulare” che secondo Cisco ” permette di gestire fino a 320 server fisici e centinaia di macchine virtuali come un singolo sistema”.
Pescando dal suo grande know how nel settore delle appliance di rete, Cisco ha progettato tali server in modo simile ad una appliance: altamente integrati, e capaci di fornire computing, storage e networking in un singolo rack, gli UCS-B promettono di consumare meno spazio ed energia rispetto ad un blade server tradizionale e di ridurre la complessità e i costi legati alla gestione dei sistemi.
Più nel dettaglio, i server di Cisco forniscono connettività di rete 10 Gigabit Ethernet con funzionalità di switching; protocolli di rete Fibre Channel, Fibre Channel over Ethernet e iSCSI per l’accesso a SAN e NAS; software di virtualizzazione; e UCS Manager, un’applicazione che consente di amministrare in modo centralizzato ogni aspetto del sistema via GUI, linea di comando o API.
Cisco sa bene che quello enterprise è un settore dove si riesce a sopravvivere solo intrecciando solidi rapporti di collaborazione e interoperabilità con gli altri fornitori di tecnologia. Per UCS la società californiana ha stretto partnership con aziende come Microsoft, Red Hat, Accenture, Oracle, NetApp, VMware e EMC. Come riportato da Betanews , Accenture collaborerà con Cisco su quattro aree: le applicazioni enterprise, ed in particolare ERP e SAP; il consolidamento dei data center; l’elaborazione avanzata con uso intensivo della memoria; e il cloud computing.
Con Microsoft , invece, il gigante dei router ha firmato un accordo che le consentirà di confezionare e rivendere Windows Server 2003, Windows Server 2008 con Hyper-V e SQL Server 2008, fornendo anche servizi di supporto. Sempre secondo Betanews , le due società starebbero anche lavorando per integrare MS System Center nella soluzione di Cisco.
Partner chiavi di Cisco per le soluzioni di storage sono EMC e NetApp . La prima ha già annunciato una soluzione per Exchange basata su UCS, la seconda ha collaborato con Cisco all’integrazione di UCS con la propria architettura di storage unificata, capace di supportare tutte le principali interfacce di rete, di fornire un sistema di gestione basato su policy e di virtualizzare ogni aspetto dell’archiviazione dati.
Le tecnologie di virtualizzazione supportate da UCS saranno dunque almeno due: Hyper-V di Microsoft e ESX Server di VMware. Ma le partnership con Red Hat e Novell suggeriscono che Cisco potrebbe abbracciare gli hypervisor integrati da queste ultime nelle rispettive piattaforme Linux.
La mossa di Cisco appare un attacco frontale a leader storici del mercato server come HP, IBM e Dell, ma Michelle Bailey, analista di mercato presso IDC, afferma che per il momento Cisco sembra puntare ad un target di nicchia , composto in larga parte da aziende di dimensioni molto grandi disposte ad investire in reti Ethernet a 10 Gigabit e nel consolidamento dei propri data center. Lo stesso CEO di Cisco, John Chambers, ha sottolineato che nutre ben poco interesse verso il mercato dei server mainstream : il suo obiettivo è piuttosto quello di estendere il proprio ecosistema di servizi e tecnologie enterprise, puntellando la sua preesistente piattaforma di networking e comunicazione.
Chambers sostiene inoltre che UCS rappresenti la più importante mossa commerciale di Cisco da quando l’azienda, nel lontano 1993, ha affiancato il business degli switch a quello dei router.
La commercializzazione delle prime soluzioni UCS è prevista per maggio.
Alessandro Del Rosso