Molti utenti sono innamorati del chatbot di OpenAI e non lo cambierebbero per nessuna cosa al mondo. Eppure c’è uno strumento che non ha davvero nulla da invidiare all’onnipotente ChatGPT… stiamo parlando di Claude di Anthropic, Claude 3.5 Sonnet, per la precisione.
Sia chiaro, ChatGPT non ha nulla che non va, è assodato che sia uno strumento fenomenale. Ma di, Claude, soprattutto in alcuni ambiti, è semplicemente superiore. Quindi bisognerebbe concedergli almeno una chance.
Perché Claude 3.5 Sonnet supera ChatGPT: analisi delle funzionalità
Per i creativi sempre in cerca di ispirazione o per chi è semplicemente curioso di provare un’alternativa più intuitiva e potente, forse è arrivato il momento di fare un pensierino su Claude 3.5 Sonnet. Ecco perché.
1. Creatività senza limiti
Sia Claude che ChatGPT sono chatbot AI con capacità di elaborazione del linguaggio naturale da far impallidire qualsiasi essere umano. Ma il modello su cui si basa Claude, chiamato Sonnet 3.5, è una spanna sopra GPT-4o di OpenAI. Sarà per quel tocco poetico nel nome, ma Claude ha un vero talento per i compiti creativi. I suoi output sembrano usciti dalla penna di uno scrittore in carne e ossa, non da una fredda macchina.
Chi scrive per lavoro, come i Content Editor o i Social Media Manager, passano praticamente le giornate a spremersi le meningi per trovare idee originali e riadattare contenuti in mille formati diversi (da un post sul blog a un tweet, da una storia su Instagram a una newsletter). Con Claude questa routine diventa molto meno estenuante. I suoi suggerimenti sono sempre freschi, arguti e mai fuori luogo. Altro che le risposte piatte e generiche che a volte propina ChatGPT.
Certo, l’azienda di Sam Altman ha sfornato OpenAI o1, un modello avanzato che sembra promettente per i compiti di ragionamento logico. Ma per chi svolge un lavoro creativo e fa leva soprattutto sulla fantasia, Claude resta imbattibile.
2. La memoria da elefante
Un altro punto a favore di Claude è la sua capacità di gestire una mole di informazioni spaventosa. Pensate che può considerare fino a 150.000 parole contemporaneamente per generare una risposta. ChatGPT, al confronto, si ferma a 128.000. Una piccola differenza, che ha comunque il suo peso.
Immaginiamo di dover analizzare un lungo articolo di ricerca o un report pieno di dati e grafici. Con Claude, si può caricare tutto in una volta sola e fargli scandagliare ogni singola riga per estrarre i concetti chiave e rispondere alle domande. Con ChatGPT, invece, bisogna spezzettare il documento in più parti e sperare che il chatbot non perda il filo del discorso.
E non è finita qui. Claude ha anche un talento innato per recuperare le informazioni date in pasto. Per intenderci: se si caricano una serie di articoli e poi gli si chiede di estrapolare le proprie opinioni personali su un certo argomento, lui sarà in grado di restituirle con una precisione chirurgica, indicando per ciascuna il testo da cui l’ha tratta. ChatGPT, al contrario, tende a fare considerazioni più generiche e superficiali. Insomma, se si è alla ricerca di un assistente con una memoria di ferro, Claude è il candidato ideale.
3. Gli Artifacts, o l’arte di organizzare le conversazioni
Ma la vera chicca di Claude sono gli Artifacts, delle aree dedicate in cui il chatbot può organizzare e generare contenuti specifici senza intasare il flusso principale della conversazione. Facciamo un esempio concreto: immaginiamo di chiedere a Claude di buttar giù una scaletta per un articolo. Lui lo farà in tempo reale all’interno di un Artifact, una specie di foglio di lavoro a parte. E se poi gli si dice di aggiungere un paragrafo o di cambiare la conclusione, l’Artifact si aggiornerà di conseguenza, mantenendo traccia di tutte le modifiche. Comodo, no?
Ma non è solo questione di ordine e pulizia. Gli Artifacts trasformano Claude in un vero e proprio ambiente di lavoro polivalente. Si vuole chiedere di scrivere del codice? Lui lo farà in un Artifact dedicato, con tanto di anteprima live. Si vuole creare un gioco interattivo? Stesso discorso. E la cosa più interessante è che si possono condividere i propri Artifacts con il mondo intero grazie a un semplice link. Così, se si crea qualcosa di bello, si può far provare ai propri amici o colleghi in un attimo.
Certo, anche ChatGPT ha le sue cartucce da sparare. Le istruzioni personalizzate e la memoria persistente, per esempio, lo rendono imbattibile per creare chatbot iper-personalizzati o assistenti digitali privati. Claude ci prova con i Projects, ma non è proprio la stessa cosa. E poi ChatGPT ha delle funzioni uniche come le chat vocali, la generazione di immagini con DALL-E e la navigazione web integrata, che a Claude mancano del tutto.
Perché Claude potrebbe essere la scelta migliore rispetto a ChatGPT: una questione di feeling
Che sia chiaro, questo non è un processo a ChatGPT. Sarebbe ingeneroso e scorretto, visto che stiamo pur sempre parlando di uno strumento rivoluzionario che ha aperto la via all’intelligenza artificiale di massa. E sicuramente per molti resterà la prima scelta, specialmente se si ha bisogno di un chatbot dal grande acume logico o se si ha intenzione di costruire degli assistenti virtuali cuciti su misura sulle proprie esigenze.
D’altronde, la bellezza dell’intelligenza artificiale è proprio questa: non esiste una soluzione universale che vada bene per tutti. L’importante è sperimentare, trovare il chatbot che ci fa sentire più a nostro agio e che ci permette di esprimere al meglio il nostro potenziale.
Quindi, l’invito è di dare una possibilità a Claude, anche solo per curiosità. Di chiacchierare con lui, affidargli qualche compito, di esplorare le sue funzioni più innovative e vedere se è all’altezza delle proprie aspettative (se non di più). E se invece si decide di restare fedeli a ChatGPT o a qualsiasi altro chatbot, va benissimo lo stesso. L’importante è che ci si senta soddisfatti e stimolati, qualunque sia il proprio compagno di avventure digitali.