Il portavoce della campagna elettorale di Hillary Clinton ha confermato che l’attacco contro il Comitato Nazionale del Partito Democratico (DNC) ha preso di mira anche la corsa presidenziale dell’ex-Segretario di Stato, una minaccia che ora gli investigatori federali stanno studiando per valutarne gli effetti concreti e gli eventuali danni provocati ai sostenitori o alla campagna stessa.
Oltre alle decine di migliaia di email rese note grazie a Wikileaks , dicono dal quartier generale di Clinton, gli ignoti aggressori avrebbero messo le mani anche su un programma di analisi dei dati ospitato sui server del DNC e adoperato sia dallo staff della campagna presidenziale che da un numero non specificato di “altre entità” appartenenti alla galassia dei democratici USA.
Statement from Clinton campaign on @Reuters story about computer hacking pic.twitter.com/6JFGjBS4SO
– Chris Megerian (@ChrisMegerian) 29 luglio 2016
I cracker hanno forzato l’accesso nel servizio ma non avrebbero compromesso i sistemi interni della campagna presidenziale , dice il portavoce di Clinton, anche se le indagini sono tuttora in corso ed è presto per dichiarare chiusa la vicenda. Oltre all’FBI, il team del Democratic Congressional Campaign Committee (DCCC) è impegnato a collaborare con la società di consulenza CrowdStrike nell’indagine sulla breccia.
Le minacce alla cyber-sicurezza continuano a evolvere con i “cyber-attori” che prendono di mira ogni genere di obiettivi e dati sensibili, hanno spiegato dal bureau statunitense, e nel caso della breccia nei sistemi del DNC/DCCC gli agenti sono al lavoro per stabilire l’accuratezza, la natura e lo scopo delle intrusioni.
Fonti anonime, non confermate dagli inquirenti, hanno in realtà già identificato il potenziale colpevole , un collettivo di hacker russi alle dirette dipendenze dell’intelligence militare di Mosca noto come Glavnoye Razvedyvatel’noye Upravleniye (GRU) o “Direttorato principale per l’informazione”. La colpa sarebbe insomma dei soliti russi che Clinton ha già evocato nel corso della sua campagna per le primarie, con le loro famiglie di malware note come “Fancy Bear” e “Cozy Bear” attivamente impegnate a bucare i server di DNC e DCCC già dall’estate del 2015.
Alfonso Maruccia