Cloudflare blocca un attacco DDoS da 3,8 Tbps

Cloudflare blocca un attacco DDoS da 3,8 Tbps

Cloudflare ha rilevato e bloccato un attacco DDoS da 3,8 Tbps effettuato con migliaia di dispositivi compromessi che fanno parte di una botnet.
Cloudflare blocca un attacco DDoS da 3,8 Tbps
Cloudflare ha rilevato e bloccato un attacco DDoS da 3,8 Tbps effettuato con migliaia di dispositivi compromessi che fanno parte di una botnet.

Cloudflare ha bloccato un attacco DDoS da 3,8 Tbps, il più grande registrato finora. Grazie ai sistemi di protezione dell’azienda californiana, la rilevazione e la mitigazione è avvenuta automaticamente evitando l’interruzione dei servizi. Come spesso accade, l’attacco è stato effettuato sfruttando dispositivi di rete che fanno parte di una botnet.

Descrizione dell’attacco DDoS

Gli attacchi sono durati circa un mese. I bersagli erano clienti di Cloudflare nel settore finanziario, Internet e telecomunicazioni. Gli obiettivi principali sono stati la saturazione della larghezza di banda e l’esaurimento delle risorse di app e dispositivi.

L’enorme volume di traffico è arrivato da numerosi dispositivi compromessi, tra cui router, DVR e web server, che si trovano in Vietnam, Russia, Spagna, Brasile e Stati Uniti. Gli attacchi più pesanti sono stati effettuati con router ASUS, sfruttando la vulnerabilità CVE-2024-3080 scoperta da Censys.

Oltre a quello record da 3,8 Tbps ci sono stati molti attacchi da oltre 3 Tbps e 2 Bpps (miliardi di pacchetti al secondo). Infettando i dispositivi e aggiungendoli alla botnet, i cybercriminali hanno cercato di saturare la larghezza di banda della rete e di esaurire le risorse (CPU in particolare) attraverso un bombardamento continuo di pacchetti. L’attacco da 3,8 Tbps è durato 65 secondi.

Cloudflare offre ai clienti varie soluzioni che permettono di rilevare e bloccare simili attacchi, tra cui CDN (Content Delivery Network), WAF (Web Application Firewall), Spectrum, Magic Transit e Anycast. Quest’ultima tecnologia consente di effettuare il routing del traffico verso server differenti, quindi le richieste che arrivano dai dispositivi compromessi sono gestite dal server più vicino.

Fonte: Cloudflare
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Pubblicato il
6 ott 2024
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