La Commissione europea ha ricevuto dalle parti interessate i feedback relativi alla Counterfeit and Piracy Watch List che verrà pubblicata nel 2025. Cloudflare ha chiesto di non essere inserita nella lista perché potrebbero esserci conseguenze negative per la privacy e la sicurezza degli utenti.
Cloudflare aiuta i clienti pirata?
Cloudflare è uno dei principali provider di servizi Internet (DNS, CDN, protezione contro DDoS). Tra i clienti ci sono il 30% delle aziende inserite in Fortune 500 e agenzie governative. I titolari dei diritti in molti paesi (Italia inclusa) affermano che fornisce i suoi servizi ai pirati. Ciò ostacola l’individuazione e il blocco dell’indirizzi IP e dei nomi di dominio usati per la pubblicazione di contenuti illeciti, tra cui i link per lo streaming gratuito di eventi sportivi.
Tra il 4 giugno e il 24 agosto, la Commissione europea ha ricevuto i contributi scritti per la creazione della Counterfeit and Piracy Watch List, solitamente aggiornata ogni due anni (la prossima verrà pubblicata nel secondo trimestre 2025). In pratica, le parti interessate hanno comunicato i marketplace che vendono prodotti contraffatti e i service provider che violano i diritti d’autore da inserire nella lista.
Alcuni titolari dei diritti, tra cui IFPI (International Federation of the Phonographic Industry) e Video Games Europe, hanno chiesto alla Commissione di inserire nella lista anche Cloudflare, in quanto svolgerebbe il ruolo di intermediario nella distribuzione di contenuti pirata. L’azienda californiana fornisce indirizzo IP e nome del servizio di hosting, ma non l’identità dei clienti.
Simili accuse sono arrivate dalla Lega Serie A che ha denunciato Cloudflare all’inizio di aprile (ma il tribunale ha dato ragione all’azienda californiana). Secondo Cloudflare, la Piracy Watch List dovrebbe includere solo siti e servizi pirata, non i provider DNS, CDN o reverse proxy.
I servizi di Cloudflare permettono di incrementare la sicurezza e la privacy dei clienti. Non fornisce la loro identità e non chiude gli account perché non è obbligata a farlo, a meno che non riceva l’ordine da un giudice. Insieme ad altre aziende statunitensi, Cloudflare ha evidenziato i problemi causati dalla piattaforma Piracy Shield in Italia.