Rimasta fino a oggi un’esclusiva iOS, l’applicazione più chiacchierata del momento sembra ormai quasi pronta a fare il suo debutto ufficiale anche in versione Android: stiamo ovviamente parlando di Clubhouse, protagonista di una forte crescita in termini di utenti e interesse nel corso degli ultimi mesi, in particolare da febbraio in poi.
Clubhouse su Android: ci siamo quasi
Due gli indizi che puntano in questa direzione. Il primo è quello condiviso dalla sviluppatrice Mopewa Ogundipe, sotto forma di screenshot che testimonia la disponibilità di una versione preliminare installata su uno smartphone della linea Google Pixel. Il secondo è quello del collega Morgan Evetts che ipotizza il lancio già il mese prossimo, dunque entro maggio.
Mopewa ha lavorato sull’applicazione Android di Clubhouse per circa sei settimane e sta venendo bene. Data di rilascio indicativa: maggio.
Mopewa has been working on the Clubhouse Android app for around six weeks now, and it’s coming on nicely
Rough release date: May https://t.co/jI63NPw2Od
— morgan — (@morqon) April 11, 2021
Stando a quanto si apprende, la fase di test ha preso il via da circa sei settimane, proseguendo senza particolari intoppi. Considerando il successo riscontrato dalla formula proposta, tanto da portare in poco tempo alla nascita di numerosi cloni (citiamo quelli di Facebook, Twitter, Discord, LinkedIn, Spotify e Telegram), per Clubhouse l’espansione nel mondo Android costituisce non solo una necessità, ma una priorità assoluta. Vedremo se in seguito all’esordio sarà mantenuto o meno il sistema a inviti per l’iscrizione. La valutazione dell’app si aggira in questo momento intorno ai 4 miliardi di dollari.
Nei giorni scorsi è trapelata la notizia relativa a una massiccia operazione di scraping che ha portato online un database SQL contenente le informazioni appartenenti a 1,3 milioni di utenti. Al suo interno user ID, nome, URL della foto, handle Twitter, handle Instagram, numero di follower, numero di persone seguite, data di creazione dell’account e nome dell’utente da cui è stato ricevuto l’invito
. Non si tratta della conseguenza di un attacco, ma dello sfruttamento delle API ufficiali al fine di raccogliere i dati.