CNN, licenziata per aver aperto il becco

CNN, licenziata per aver aperto il becco

Sollevato dall'incarico l'editor Octavia Nasr, a causa di un cinguettio troppo esplicito sulla morte di un'ayatollah libanese ricercato dagli Stati Uniti. C'è chi ha protestato
Sollevato dall'incarico l'editor Octavia Nasr, a causa di un cinguettio troppo esplicito sulla morte di un'ayatollah libanese ricercato dagli Stati Uniti. C'è chi ha protestato

Di caratteri ne avrà digitati a migliaia nel corso della sua lunga carriera, ma ne sono bastati appena 140 per perdere il lavoro. Octavia Nasr, editor tra i più anziani nella vasta redazione del broadcaster CNN, è stata infatti licenziata per colpa di un semplice cinguettio su Twitter .

Un micropost che non è affatto piaciuto ai vertici di CNN , ultimo frutto di tanti anni passati da Nasr come corrispondente dal Medio Oriente. “Sono dispiaciuta per la morte di Sayyed Mohammed Hussein Fadlallah, uno dei giganti di Hezbollah. Lo rispettavo molto”.

Non la pensavano allo stesso modo le autorità statunitensi. Che avevano già incluso l’ ayatollah sciita libanese all’interno della speciale lista dei maggiori ricercati, in qualità di alto rappresentante del terrorismo internazionale. Recentemente deceduto a Beirut, Fadlallah è stato infatti una delle prime menti del gruppo militante Hezbollah.

L’ editor Octavia Nasr è stata quindi sollevata da un incarico che aveva ricoperto per circa vent’anni. Una notizia che non è piaciuta ad alcuni osservatori. Come Michael Arrington di TechCrunch , che ha scritto un articolo dal titolo Abbiamo bisogno di più opinioni nelle notizie, non di meno .

“Credo che i giornalisti dovrebbero avere il diritto di esprimere le proprie opinioni circa gli argomenti trattati – ha scritto Arrington – Soprattutto, credo che i lettori debbano avere il diritto di conoscere la natura di queste stesse opinioni”. Opinioni che i social media come Twitter hanno probabilmente reso più esplicite, tanto che già quotidiani come il Washington Post avevano esplicitamente avvertito i propri giornalisti.

Mauro Vecchio

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Pubblicato il
8 lug 2010
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