Catanzaro – Il Codacons intende mettere nuovamente in discussione la legittimità del canone Telecom. E lo fa comunicando l’avvio di un’azione giudiziaria per conto di un utente calabrese.
L’obiettivo dell’utente, un cittadino di Catanzaro, è di non pagare più la somma relativa al canone addebitatogli dalla compagnia telefonica e di ottenere un rimborso pari all’importo dei canoni finora corrisposti . L’associazione di difesa al consumo, “sulla base di quanto statuito dall’ art. 3 del DPR nr. 318/97, che impone a Telecom di fornire il servizio universale su tutto il territorio nazionale”, ritiene “che il servizio consiste nella fornitura di alcuni servizi, ma che nella norma non viene nominato alcun canone di abbonamento”.
Nel comma 4, precisa Codacons , la norma “attribuisce il servizio alla società Telecom SpA e aggiunge che il suddetto servizio viene effettuato dallo stesso gestore, ma dal primo gennaio 1998, può essere espletato anche da altre società di telecomunicazioni”. E per quanto riguarda la clausola che imporrebbe all’ utente il pagamento del canone di linea, l’associazione dei consumatori spiega: “Il contratto di utenza telefonica è un contratto di adesione e, in quanto tale, appare necessario verificare la eventuale vessatorietà della clausola che prevede il pagamento del canone di abbonamento, facendo riferimento all’art. 1469 bis del Codice civile”.
Il presidente di Codacons Calabria, Maria Stefania Valentini, conclude quindi che “la clausola deve essere considerata ingiusta e vessatoria e, quindi, inefficace”.
L’associazione non è nuova ad iniziative promosse allo scopo di abolire il canone chiesto da Telecom Italia agli utenti e anche in questa ultima fattispecie fonda le proprie argomentazioni su quanto valutato, lo scorso anno, dal Giudice di Pace di Torre Annunziata che, attraverso una propria sentenza, aveva accolto la denuncia di un utente condannando l’incumbent al rimborso dell’importo dei canoni percepiti e al pagamento delle spese di giudizio.
La clausola predisposta da Telecom Italia, secondo la sentenza di allora, provoca uno squilibrio tra diritti e obblighi, in quanto dal lato dell’utente, al pagamento del canone non corrisponderebbe infatti alcun servizio erogato dall’operatore, soprattutto in situazioni ritenute paradossali, come il pagamento del canone di linea in un periodo (bimestre) in cui l’utente non ha generato traffico telefonico di alcun genere.
Resta quindi da vedere come si evolverà la nuova azione legale che Codacons ha promosso per conto dell’utente catanzarese, e soprattutto se si concluderà negli stessi termini.
Dario Bonacina