Ha venduto centinaia di milioni di copie dei suoi libri in tutto il mondo, i suoi romanzi sono arcinoti: Undici Minuti , L’Alchimista , Lo Zahir , Manuale Del Guerriero Della Luce . Paulo Coelho vive della sua arte, ma al contrario di altri suoi colleghi non teme il file sharing: anzi, secondo lo scrittore si tratta di uno strumento importante per la diffusione della cultura.
“Sin dall’inizio dei tempi, gli esseri umani hanno avuto il bisogno di condividere – spiega lo scrittore a TorrenFreak – Che si tratti di arte o di cibo, condividere è parte della natura umana”. Ma non di solo istinto si tratta: “Una persona che non condivide non è solo egoista, ma triste e sola”. Per questo Coelho non ci ha pensato due volte prima di mettersi in gioco in prima persona e donare i suoi scritti alla comunità .
L’ha fatto qualche mese fa mettendo in piedi un blog intitolato Pirate Coelho , una vera e propria raccolta di decine di versioni in lingua originale e tradotte dei suoi libri. Lo scopo è semplice, spiega: permettere a tutti di “provare” quanto stanno leggendo prima di acquistarlo . Perciò tutto su FTP, BitTorrent, Rapidshare: un’idea a dir poco indigesta per gli editori, che all’inizio non avevano per niente gradito l’alzata d’ingegno.
“C’è stata una reazione molto decisa quando ho parlato per la prima volta di questa iniziativa lo scorso gennaio – racconta – Il blog era in giro da un po’, ma sembrava che nessuno del settore editoriale gli prestasse attenzione. È bastato parlarne perché tutti ne parlassero”. Allo scetticismo è seguito un certo interesse: “Da quel momento in avanti, grazie ai numeri raggiunti, gli editori non solo hanno accettato l’idea ma anzi mi hanno dato una mano”.
Uno scrittore parte avvantaggiato: quanto produce è quasi sempre consumato attraverso uno strumento classico, il libro, che per il momento non ha surrogati digitali convincenti. Chi scarica una sua opera, spiega Coelho, lo fa per curiosità: ne legge qualche pagina, magari venti o trenta, ma se trova lo scritto di suo interesse andrà in libreria a procurarsene una copia stampata . Un libro si può portare ovunque, non ha batterie che si scaricano e non richiede competenze particolari per essere utilizzato.
Coelho cita come esempio l’ iniziativa di Harper Collins, che gni mese ha messo a disposizione dei lettori un libro dei suoi per consultarlo liberamente. Le vendite sono cresciute , i suoi libri sono finiti in top ten anche negli USA. Quello che conta, comunque, “è essere letti”: i soldi per uno scrittore sono importanti, ma non devono essere un chiodo fisso. E questo non vale solo per autori affermati come lui, ma anche per coloro i quali solo ora si affaccino sul palcoscenico della letteratura.
“Credo che un lettore che abbia la possibilità di leggere qualche capitolo possa sempre decidere di comprare il libro in seguito” sostiene l’autore brasiliano: una copia digitale non è una vendita persa , ma un’occasione per farsi conoscere da un nuovo lettore. E per i nuovi arrivati è più facile raggiungere il pubblico, convincerlo a provare qualcosa di nuovo: “In questo periodo tutti sono incoraggiati a scrivere, magari in un blog, e l’industria del libro ha già scovato nuovi talenti su Internet”.
Lo scrittore crede nella rete, ha un suo blog, una pagina su MySpace e FaceBook, pubblica le sue foto su Flickr e chiacchiera con i suoi lettori su Twitter. E ha lanciato persino una sfida ai netizen: del suo ultimo libro, La Strega Di Portobello , vorrebbe fare un film ma non lo vuole prodotto ad Hollywood. Dovranno essere i lettori a trasformare le parole in immagini : c’è tempo fino al 25 luglio per tentare di raccontare la propria parte della storia, e ai più bravi andranno premi in denaro e la possibilità di proiettare il proprio girato in alcuni importanti festival cinematografici.
Luca Annunziata
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