Il mondo delle criptovalute va regolamentato: a chiederlo ora non è soltanto il mondo della finanza, ma sono gli stessi operatori del settore. Coinbase intende farsi capostipite di questo tentativo, leader di un movimento di pensiero che possa promuovere (influenzare?) il dibattito pubblico sul tema. Prima che a prendere le redini siano le autorità, insomma, è un gruppo interessato a tentare di dar forma al dibattito, spingendo affinché dai timori della deregulation si passi alle potenzialità dell’istituzionalizzazione. Questo infatti può essere il grande passo delle criptovalute: il pieno assorbimento nelle pieghe della finanza e dell’economia, un’ampia regolamentazione e la stabilizzazione di un mercato che vive altrimenti tra troppe incertezze.
Le richieste di Coinbase
Il tentativo di Coinbase è nobile e, come da spiegazione del gruppo, “in buona fede”: non si intende fare una vera pressione sulle istituzioni, ma suggerire piuttosto un approccio virtuoso che porti alla creazione di quel dibattito che dovrà farsi carico di creare il sostrato ai futuri interventi politici sul tema. Due i punti al centro dell’agenda:
- l’evoluzione decentralizzata, e basata su blockchain, di Internet
- l’emergere di una classe di asset digitali che possano essere utilizzati in specifici contesti economici
Lo sappiamo che le proposte di alto livello non diventano legge dall’oggi al domani, ma ciò che serve è evolvere il dibattito in modo che possa essere utile a tutti, inclusi i membri del Congresso che sempre di più stanno riversando le loro attenzioni su questo tema
Coinbase parte da una constatazione di contesto: le criptovalute (Bitcoin, Ethereum, e molte altre ormai) sono utilizzate in modo massimo come asset di investimento. La capitalizzazione continua a crescere e la cosa non può più essere ignorata. Ma tutto ciò avrà un impatto ancor più ampio della sola considerazione economica: “Blockchain e distributed ledger hanno accelerato la democratizzazione della finanza” e l’emergere dei pagamenti digitali ne sarebbe una prova tangibile. C’è un potenziale che la politica non può ignorare, insomma: un ideale di giustizia ed equità che secondo Coinbase si cela tra le maglie della blockchain.
L’ideale che Coinbase pone alla base dei propri ragionamenti sta nel fatto che un mondo finanziario nato sulle ceneri del 1929 oggi non possa più reggere la pressione dell’innovazione: devono cambiare attori, strumenti, principi e, giocoforza, le normative. Ciò vale a maggior ragione per la disparità di trattamento tra le persone con una gestione bancaria del denaro e quanti invece ad oggi non accedono a questo tipo di servizi.
La richiesta è dunque quella di una piattaforma di regolamentazione che possa offrire alle criptovalute un canale parallelo rispetto al sistema tradizionale, con una precisa regolamentazione e con un maggior investimento ideale nelle possibilità che i crypto-asset offrono. Inevitabilmente la mossa sembra essere anche orientata ad assumere una leadership simbolica sul tema dopo che la SEC ha spinto Coinbase nell’angolo, minacciando il gruppo di denuncia nel caso in cui avesse proseguito oltre nella proposta del servizio “Lend”.
Ambo le parti promettono di agire in buona fede, perseguendo però interessi opposti. Una conciliazione non sembra possibile nel breve periodo ed il dibattito che Coinbase intende sollevare non aiuterà in tal senso. Alla politica il dovere di prendere posizione, perché gli interessi in ballo – su questo ha ragione Coinbase – non possono più essere ignorati.