Ieri la notizia di un sequestro parziale per il riscatto versato da Colonial Pipeline a DarkSide, la gang criminale che il mese scorso, attraverso un attacco ransomware, ha messo in ginocchio i sistemi informatici della società e di conseguenza bloccato la fornitura di carburante in buona parte degli Stati Uniti. Qualcuno ha ipotizzato un coinvolgimento di Coinbase nella vicenda, ma la replica ufficiale non si è fatta attendere.
Colonial Pipeline e il riscatto: nessuna responsabilità per Coinbase
A smentire tutto è Philip Marin, CSO dell’exchange, con un lungo intervento pubblicato su Twitter di cui riportiamo il primo post qui sotto (anche in forma tradotta). Di fatto, la piattaforma prende le distanze da quanto sostenuto da alcuni esponenti della stampa, negando qualsiasi coinvolgimento nell’accaduto. Il thread prosegue poi con ulteriori dettagli.
Ho visto parecchie affermazioni non corrette, secondo le quali Coinbase sarebbe stata coinvolta nel recente sequestro di Bitcoin da parte del Dipartimento di Giustizia, associato all’attacco ransomware che ha colpito Colonial Pipeline. Non è così.
1/ I've seen a bunch of incorrect claims that Coinbase was involved in the recent DOJ seizure of bitcoin associated with the Colonial Pipeline ransomware attack. We weren’t. a thread:
— Philip Martin (@SecurityGuyPhil) June 8, 2021
In seguito alla quotazione in borsa avvenuta nei mesi scorsi, l’andamento del titolo Coinbase (COIN) sul mercato azionario ha visto ben presto spegnersi gli entusiasmi iniziali. La banca d’affari Raymond James ha appena assegnato il rating “underperform”.
All’inizio del mese l’exchange ha reso disponibile la compravendita di Dogecoin, la criptovaluta fortemente sostenuta in questo periodo da Elon Musk e dai suoi follower.