Intervenuto all’evento ASviS (Alleanza italiana per lo sviluppo sostenibile), il ministro Vittorio Colao ha enunciato quelli che sono i punti programmatici sui quali scriverà la propria tabella di marcia alla guida del Ministero per l’Innovazione Tecnologica e la Transizione Digitale. Si può dunque identificare in questo intervento il manifesto programmatico del neo-ministro al cospetto delle sfide che il Governo Draghi ha di fronte sia in questa fase di lotta alla pandemia, sia in quello che sarà il rilancio immediatamente successivo.
Giovani e futuro: le 5 priorità di Vittorio Colao
Un punto viene messo in capo a tutto il resto: la lotta al digital divide e l’aumento della banda larga disponibile deve essere una priorità assoluta per il Paese. Spiega Colao: “Non ci possiamo permettere di perdere ulteriore tempo. Alcune zone del paese sono molto indietro e questo è uno svantaggio di vita terribile, soprattutto in ambiti come quello scolastico, dove il differenziale nell’apprendimento inizia a essere molto visibile già dopo 8-12 settimane“. Il problema, come evidenziato dai dati ISTAT diramati nel nuovo Rapporto BES 2021, sono accentuati nel Sud Italia e su specifici segmenti di popolazione, ma in generale sono soprattutto la periferia metropolitana e l’Italia di provincia a subire l’indisponibilità di un valido accesso alla fibra. Il digital divide, soprattutto, ha creato situazioni di isolamento tra studenti e istituti scolastici, con gravi ricadute generazionali a livello di istruzione, ma si estende anche a livello produttivo con le conseguenze nefaste sulle cosiddette “aree grigie” ancora lontane da performance di connettività decenti.
Il secondo punto si incrocia con i principi annunciati nelle stesse ore dal Ministro Brunetta: la Pubblica Amministrazione deve essere al centro della ricostruzione di un proficuo rapporto tra il cittadino e lo Stato. Tutto ciò però dovrà passare inevitabilmente dagli strumenti del digitale, perché è con questi strumenti che si può ricavare quel vantaggio marginale su cui è possibile far leva per favorire investimenti e rapida accelerazione. Gli interventi possibili sono molti, “dal passaggio al Cloud, infrastruttura sicura e già ampiamente utilizzata in alcuni paesi europei, a un pieno coordinamento per la diffusione dell’identità digitale, passando per una strategia nazionale per la gestione e l’analisi dei dati, elemento imprescindibile per delle migliori politiche pubbliche“.
Terzo punto: la sanità. Il fascicolo sanitario dovrà rapidamente diventare punto fermo dell’assistenza remota, ma occorre diffonderne l’adozione su tutto il territorio nazionale e fare in modo che ogni fascia di età possa accedervi con comodità (sfida tutt’altro che indifferente, visto che gli ultra-60enni hanno generalmente grosse difficoltà nell’accesso al mondo online).
Punto quattro: Istruzione e Ricerca. Occorre investire in modo particolare sulla revisione degli Istituti Tecnici Superiori e sulla diffusione delle competenze tecnologiche (“Stem”): “La creazione di hub di innovazione tra pubblico, privato e mondo accademico e un maggiore sostegno per dottorati e ricerca di alto livello, sono alcune delle linee da seguire. Questo in un’ottica in cui aree come il Sud hanno ora la possibilità di trovare rilancio, grazie al fondamentale ruolo della connettività“.
Infine Colao sottolinea la centralità assoluta della cybersecurity in ognuno di questi passaggi, poiché la gestione dei dati e la garanzia della sicurezza degli stessi non può che essere alla base del rapporto fiduciario con i cittadini. “La necessità di potenziare in maniera organica tutta la filiera della sicurezza informatica“, spiega Colao nella propria disamina, “deve spingere il governo a investire maggiori risorse in favore di tecnologie che possono proteggere i cittadini“.
Colao ha voluto sottolineare inoltre come la questione tecnologica sia anche e soprattutto una questione legata al patto generazionale nei confronti dei più giovani:
Non ci sarà una vera transizione al digitale se non leghiamo la questione tecnologica alla questione giovanile. Non avremo un vero sviluppo se non riusciamo a investire per i giovani e con i giovani per il loro futuro. Saranno loro la generazione che nel 2030 potrà godere dei benefici del nostro impegno, sono quindi loro i miei datori di lavoro in questa fase.
I giovani, dunque saranno i “datori di lavoro” del ministro Colao e di tutti coloro i quali lavoreranno al servizio di questo impegno: sarà un progetto collettivo che determinerà le potenzialità del sistema Italia dal 2030 in poi.