Una carta dei diritti e dei doveri per gli utenti dei sistemi di file sharing, una carta dei diritti e dei doveri per gli ISP: si incarica di redigerla Comcast, provider nell’occhio del ciclone per aver adottato con orgoglio filtri e setacci sulla connettività, provider ora in fase di ravvedimento . Un ravvedimento nel quale intende coinvolgere anche gli altri attori della rete.
Due sono le strade che sta battendo l’ISP: da un lato intende analizzare il traffico che si verifica sulla propria rete, per irrobustirla laddove sia più necessario per offrire agli utenti un servizio di qualità, dall’altro intende coinvolgere un nugolo di esperti dell’industria di settore per stilare le linee guida del comportamento di rete, indirizzate a netizen e provider.
A supportare l’ISP ci sarà Pando Networks : già al fianco di Verizon per ottimizzare le prestazioni del P2P a favore dei suoi utenti, il sistema P2P proprietario di Pando consentirà a Comcast di analizzare i comportamenti dei suoi abbonati, consentirà, confrontando i dati raccolti sul network Comcast con quelli emersi dagli altri operatori che aderiranno al P4P Working Group, di valutare l’impatto che il sistema ha sui servizi offerti dagli ISP.
Comcast trarrà vantaggio da questi dati: serviranno a sviluppare una strategia di gestione del traffico che non discrimini o favorisca pacchetti di dati , che possa garantire la neutralità della rete. Sarà un’occasione per dimostrare – pungola Comcast, di recente frequente ospite di FCC e minacciata dall’ennesima proposta di legge a tutela della net neutrality – “che tali questioni tecniche possono essere affrontate a livello privato, senza il bisogno di un intervento dello stato”.
I dati raccolti e analizzati dall’azienda verranno inoltre resi pubblici, così che gli altri provider comprendano come “le applicazioni P2P possano essere ottimizzate per viaggiare su diversi tipi di network, in ambienti e situazioni geografiche differenti”.
Dalla collaborazione tra Comcast, Pando e gli attori ai quali l’azienda ha recapitato l’invito , nel corso dell’anno scaturiranno inoltre le leggi della rete , quella che Comcast definisce la “carta dei diritti e delle responsabilità del P2P destinata agli utenti e agli ISP”, un documento emanato “nell’interesse di ISP, aziende che operano nel settore P2P e utenti”. “Fissando queste linee guida – spiega il dirigente Comcast Tony Werner – aiuteremo le aziende che forniscono servizi P2P, i provider e i detentori dei diritti sui contenuti a trovare un punto d’accordo per supportare i consumatori che desiderano usare il P2P per fruire di contenuti legali”.
I dettagli forniti dall’ISP sono troppo scarni per stabilire se Comcast abbia davvero imboccato la strada di una contrita conversione: si dice semplicemente che “gli utenti dei sistemi P2P dovrebbero avere il diritto di mantenere il controllo del proprio computer quando utilizzano le applicazioni P2P”, mentre un portavoce dell’azienda si spinge ad anticipare che gli utenti potranno disinstallare le applicazioni P2P e impostare le soglie di banda con cui condividere i file.
Se le intenzioni di Comcast a lungo termine appaiono insondabili, nell’immediato emerge con chiarezza il tentativo dell’azienda di schivare l’ascia della FCC , di ridisegnare la propria immagine presso i media mostrando un volto solidale con gli utenti senza per questo scontentare l’industria dei contenuti. Ma il gruppo Free Press , che da tempo denuncia l’illegittimità delle pratiche in cui si è cimentato l’operatore, mette in guardia gli utenti dal messaggio che Comcast intende far trapelare: “È come se la volpe tentasse di rassicurare il fattore dicendo vai pure, te lo guardo io il pollaio “.
Gaia Bottà
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