Comcast torna a colpire: il provider, attualmente sotto inchiesta da parte della Federal Communications Commission americana per una gestione apparentemente troppo “allegra” delle connessioni degli utenti-paganti e dei filtri anti-P2P, sostiene proprio davanti alla FCC la correttezza delle proprie scelte. Sì, filtriamo un certo tipo di traffico, ammettono da Comcast, ma ci limitiamo a rallentarlo a fin di bene e perché inevitabile.
Nella documentazione di 80 pagine fatta pervenire all’organizzazione governativa di controllo, il secondo ISP statunitense – che conta attualmente più di 13 milioni di sottoscrittori, al lordo dei pirati del file sharing che ancora non hanno disdetto il contratto – descrive in dettaglio le sue pratiche di gestione del traffico di rete, alla cui base c’è il tradizionale “mantra” con cui l’azienda ha sempre cercato di giustificarsi agli occhi dell’opinione pubblica, ovvero che una gestione differenziata dei vari tipi di dati è necessaria per non far ingolfare eccessivamente il network .
Il documento di Comcast arriva in risposta alle richieste formali depositate presso la FCC dall’organizzazione Free Press e da Vuze , la piattaforma di distribuzione digitale basata su BitTorrent messa in piedi dagli sviluppatori del client Azureus . Vuze, in particolare, sostiene di essere vittima del “razzismo bittologico” di Comcast, che abuserebbe del proprio ruolo comportandosi da traffic cop , privilegiando i propri servizi rispetto a quelli degli altri e quindi azzoppando la concorrenza in rete. In poche parole, facendo letteralmente e sistematicamente a pezzi la net neutrality .
Secondo la posizione di Comcast, invece, la presunta neutralità di rete è una cosa sostanzialmente priva di valore : “Mettendola in parole semplici, non c’è niente di neutrale in un network che non viene gestito a dovere”, si legge nella documentazione dell’ISP, che sottolinea come “una rete non gestita adeguatamente comporta semplicemente che gli utenti che fanno un uso sproporzionato delle risorse possono tagliare fuori gli altri”.
BitTorrent, il protocollo di rete più rivoluzionario degli ultimi anni usato e – a dire di Comcast – abusato per condividere ogni genere di contenuti e informazioni, viene ancora una volta chiamato in causa come la principale ragione delle pratiche di traffic shaping adottate dal provider. Nonostante questo, e nonostante rilievi indipendenti dicano l’esatto contrario, la società continua a sostenere che un vero e proprio blocco del traffico non c’è .
Comcast paragona la propria gestione del flusso di dati alle luci di controllo in funzione sulle rampe di accesso alle “freeway” americane durante gli orari di punta: “Uno non potrebbe sostenere che la macchina è bloccata o impedita nell’accesso all’autostrada, piuttosto essa è leggermente ritardata, poi autorizzata al passaggio quando è il suo turno, mentre il resto del traffico continua a muoversi quanto più speditamente possibile”.
E mentre le agenzie governative fanno le loro verifiche, qualcosa si muove sul fronte net neutrality anche nella politica sonnacchiosa e lobbizzata di Capitol Hill: il repubblicano Edward J. Markey, presidente del sottocomitato per Internet e le telecomunicazioni del Comitato della Camera su Energia e Commercio , dovrebbe aver presentato questo mercoledì una proposta di legge che stabilisca chiaramente la proibizione, per gli ISP poco rispettosi dei propri clienti come Comcast, di interferire in maniera irragionevole con il giusto diritto di accedere a tutti contenuti telematici attraverso le reti a banda larga.
“Il nostro obiettivo è di assicurarci che la prossima generazione di innovatori della Rete abbia le stesse opportunità, lo stesso libero accesso ai contenuti di Internet, ai suoi servizi e alle sue applicazioni che hanno permesso lo sviluppo di Yahoo!, Netscape e Google”, ha dichiarato Markey.
Alfonso Maruccia