Tanto tuonò che piovve. Goccioline. Comcast , il provider statunitense beccato a rallentare il file sharing (e altri traffici di rete “pesanti”) fino ai limiti dell’inutilizzabilità, ha offerto la possibilità di concludere uno dei suoi processi con una somma di 16 milioni di dollari. Soldi che andranno poi spartiti fra i tanti promotori della causa legale nelle cui tasche si prevede non entreranno che pochi dollari.
Sono almeno due i casi in cui il malumore e le reazioni critiche dei clienti Comcast sono stati convogliati in cause che si sono guadagnate lo status di class action, ovvero quella partita su iniziativa del cittadino di San Francisco Jon Hart e l’altra promossa (qualche mese più tardi nel febbraio del 2008) dallo studio legale di Washington D.C. Gilbert Randolph .
L’offerta di accordo extra-giudiziario di Comcast si rivolge appunto ai promotori della class action Hart vs. Comcast of Alameda , e prevede la costituzione del già citato fondo da 16 milioni di dollari a cui potranno accedere gli utenti BitTorrent interessati dalle pratiche di network management messe in atto dalla società. Chi, tra i clienti Comcast attivi su Internet tra il primo aprile 2006 e il 31 dicembre 2008 , avesse sperimentato rallentamenti e download “strozzati” avrà il diritto a partecipare al rimborso.
Ma si tratta di un “rimborso” che restituisce soprattutto ilarità, visto che le condizioni stabilite da Comcast (consultabili attraverso il sito p2pcongestionsettlement.com ) prevedono l’accesso a una somma massima di 16 dollari pro capite, e considerando che la società seguita a dire di non aver fatto nulla di sbagliato e di aver agito perseguendo solo il bene comune.
Quei 16 milioni di dollari proposti come “sistemazione” per il throttling del P2P, sottolinea qualcuno, sono solo una minuscola goccia nei 34,3 miliardi di dollari di ricavi che Comcast ha incassato nel solo anno 2008 . I promotori della class action avranno ora tempo sino al 14 agosto 2010 per richiedere, ognuno singolarmente, la partecipazione alle quote del magro rimborso offerto dall’ISP.
Alfonso Maruccia