Perplexity AI è tra i motori di ricerca AI più popolari del momento, insieme a ChatGPT Search di OpenAI. È disponibile sia come versione web, che come app mobile e offre diverse funzionalità, come Perplexity Pages, che consente di creare pagine di approfondimento su qualunque argomento, pubblicabili e ricercabili su Google.
L’utilizzo della piattaforma è piuttosto intuitivo, non servono particolari competenze tecniche, ma quando si tratta di copiare e incollare tabelle generate direttamente da Perplexity AI, non sempre tutto fila liscio come l’olio.
Chi è Perplexity?
Perplexity AI è esattamente a metà strada tra un tradizionale motore di ricerca come Google, e un chatbot AI, come ChatGPT. Dietro c’è la startup omonima, fondata nel 2022 da ingegneri con un background simile nei sistemi di intelligenza artificiale e nell’apprendimento automatico. Tra le le altre cose, il CEO Aravind Srinivas, è stato un dipendente di OpenAI.
All’inizio di quest’anno Perplexity ha raccolto 73,6 milioni di dollari e punta a una valutazione di 8 miliardi di dollari. E non dimentichiamo che tra i principali investitori ci sono NVIDIA e JeffBezos. Le cose quindi, vanno piuttosto bene, nonostante qualche “piccolo” guaio giudiziario con News Corp, la società madre di media come il Wall Street Journal e il New York Post, che l’ha trascinata in tribunale con l’accusa di violare di contenuti protetti da copyright. Dal canto suo, Perplexity ha risposto con un post infuocato sul suo blog, affermando che molte testate giornalistiche vorrebbero trasformare i fatti di dominio pubblico in proprietà privata e che il diritto d’autore semmai, dovrebbe riguardare il modo in cui questi vengono espressi.
Recentemente, Perplexity ha anche introdotto gli annunci pubblicitari, per il momento solo negli USA e sotto forma di domande di approfondimento sponsorizzate (es. “Come posso usare LinkedIn per migliorare la mia ricerca di lavoro?”) I media a pagamento saranno posizionati a lato delle risposte ed etichettati come “sponsorizzati”.
La scelta sarebbe stata dettata dalla necessità di generare entrate da condividere con gli editori partner, perché gli abbonamenti da soli non basterebbero a creare un programma di condivisione delle entrate sostenibile. La startup ha precisato però che le risposte alle domande sponsorizzate saranno sempre generate dalla sua AI, cosa che dovrebbe escludere l’ingerenza da parte dei brand che pagano per essere lì.
Come funziona Perplexity AI?
Il cuore di Perplexity AI è il suo motore di ricerca, che si concentra sull’elaborazione del linguaggio naturale piuttosto che sull’uso di semplici parole chiave. Questo sistema è in grado di interpretare il contesto delle query per offrire risultati personalizzati e accurati. A differenza degli elenchi di link tradizionali, Perplexity AI genera testi arricchiti da citazioni online e privilegia le fonti recenti per garantire che le informazioni siano aggiornate. Lo strumento consente inoltre di porre domande di approfondimento, ottimizzando l’esperienza nel contesto. Le interazioni possono essere conservate per riferimenti futuri.
Quindi, niente più liste infinite di link blu che fanno venire il mal di testa. Con Perplexity AI, si ha un assistente virtuale, con la risposta sempre pronta. Inoltre, può suggerire le domande successive, si adatta al modo di parlare degli utenti e capisce anche quando ci si dilunga o si fanno domande complicate. Insomma, è il compagno di studio che tutti avremmo voluto parecchie lune fa…
Questo però non significa che sia perfetto. Anche Perplexity AI può prendere qualche cantonata ogni tanto. Dopotutto, è pur sempre un’intelligenza artificiale, non un mago. Ma la cosa interessante è che impara dai suoi errori e si migliora giorno dopo giorno. Il consiglio in ogni caso, soprattutto se si vuole utilizzare il motore di ricerca AI per studiare, scrivere tesi, redigere rapporti, ecc. è di verificare sempre le fonti. Il rischio di allucinazioni è sempre dietro l’angolo, anche se la startup si prodiga molto in questo senso per evitare che il suo gioiellino di punta faccia brutte figure.
Perplexity offre una serie di LLM, come PPLX-7B-Online e PPLX-70B-Online, che a detta della startup superano modelli noti come GPT-3.5 e Llama2-70b. L’abbonamento a pagamento (Perplexity Pro) dà accesso a modelli avanzati come GPT-4 di OpenAI e Claude 3 di Anthropic, e include anche Sonar Large. Da notare che la versione gratuita di Perplexity, non permette di caricare file, né di generare immagini.
Come copiare e incollare velocemente le tabelle prodotte da Perplexity AI
Le tabelle sono importantissime per organizzare e presentare i dati in modo ordinato. Ma ad essere proprio sinceri, crearle da zero è una gran seccatura, oltre che per farne una come si deve servono a volte anche ore. Perché quindi non farsi aiutare dall’intelligenza artificiale?
Immaginiamo questo scenario: abbiamo chiesto a Perplexity AI di generare una tabella con l’elenco degli album di Steve Wonder e la relativa discografia. E voilà, eccola lì, bella e pronta! Ma quando si prova a copiarla per condividerla con i propri amici… Non funziona. La cosa può essere frustrante, è vero, ma non è un caso isolato. Un sacco di utenti si sono trovati in questa stessa situazione.
Metodo 1: il classico copia-incolla
Il primo metodo per copiare una tabella da Perplexity AI è scontato. Basta selezionare la tabella con il mouse, fare CTRL + C su Windows o CMD + C su MacOS e poi incollare il tutto dove si vuole, un documento o direttamente in un foglio di calcolo. Sembrerebbe tutto molto facile e in teoria lo è. Ma nella pratica, a volte le cose si complicano. Quindi, se ci si ritrova a fissare lo schermo del computer con aria perplessa, bisogna armarsi di pazienza e passare al metodo numero due,
Metodo 2: l’approccio l’HTML
Se il tradizionale copia-incolla è stato un buco nell’acqua, non resta che giocarsi l’asso nella manica: l’HTML! Sì, il linguaggio informatico con cui si può “spiegare” ai dispositivi cosa si vuole visualizzare. Ecco cosa bisogna fare: chiedere a Perplexity AI di fornire la tabella in formato HTML, con un prompt del genere: “Crea una tabella con le differenze tra smartphone e laptop in formato HTML“. Una volta ottenuto il codice HTML, basta copiarlo e incollarlo in un editor online come OneCompiler, cliccare su “Run” e… tadan! La tabella apparirà come per magia.
Insomma, con gli strumenti giusti anche il noioso lavoro di creare tabelle può diventare molto più semplice e veloce.