Doveva essere un nuovo risorgimento, invece si è rivelato un nuovo novecento: il periodo post-pandemia doveva diventare un trampolino di lancio per aziende e investimenti, invece si è rivelato essaere un abaco al ribasso, un pallottoliere di cattive notizie e un terreno ben più arido di quanto non si sperasse. In questo contesto di indecisione e spaesamento, come stanno investendo i propri risparmi gli italiani? La fotografia giunge dalla piattaforma di investimento Trade Republic tramite una ricerca commissionata proprio per capire quale sia la direzione presa dal nostro Paese, uno di quelli con i portafogli paradossalmente più interessanti a livello europeo.
Il risparmio degli italiani
Le statistiche, infatti, non mentono: gli italiani durante la pandemia hanno risparmiato, ma spesso e volentieri hanno lasciato questi risparmi semplicemente allocati sui conti correnti come rassicurazione in grado di controbilanciare i timori nel domani. Il bilancio tra minori incassi e maggiori risparmi, pur al netto di situazioni fortemente differenziati, hanno avuto un saldo attivo nelle tasche del privato cittadino. I conti correnti son cresciuti, così come i loro costi, e l’inflazione sta poco alla volta erodendo questo grande valore che troppi risparmiatori non mettono in alcun modo a frutto. Il motivo di questo approccio culturale è così spiegato dalla ricerca:
Sul tema risparmi, a livello nazionale 1 italiano su 2 ha dichiarato che una delle principali ragioni che spinge a mettere da parte dei risparmi è costruire un progetto a lungo termine come l’acquisto di una casa, la preparazione al pensionamento, l’assicurazione sulla vita, ecc e il 40% che risparmia per far fronte alle piccole emergenze quotidiane. Gli investitori che risparmiano di più risultano essere nel Centro Italia, dove l’86% degli italiani dichiara di riuscire a risparmiare una piccola cifra mensilmente.
L’italiano medio che non si sente pronto ad investire rivela questa sua indecisione soprattutto in virtù di una scarsa conoscenza sugli argomenti finanziari: “circa 1 italiano su 3 ha affermato che sarebbe più propenso a riprendere a investire se avesse la possibilità di apprendere di più sull’argomento. Questa tendenza è particolarmente riscontrabile nelle regioni del Nord-ovest (37%)“. L’italiano sa di non sapere e questo atteggiamento è scritto sulla tensione tra l’intelligenza della consapevolezza e il buio dell’effettiva non-conoscenza.
Il sud risulta essere la zona italiana meno legata alla tradizione bancaria e più reattiva nell’investimento su nuove piattaforme di broker o nel trading di criptovalute. Diverse propensioni, insomma, frutto probabilmente di estrazioni socio-culturali diversificate, nel complesso di un Paese che si sta comunque lentamente traslando verso nuovi modi di intendere la finanza, il risparmio e gli investimenti.
La ricerca mostra come la propensione degli italiani nei confronti degli investimenti sia cambiata rispetto a qualche anno fa e soprattutto come sia destinata ad evolversi ancora nei prossimi anni. Noi di Trade Republic crediamo che l’accesso alla crescita economica non debba essere un privilegio per le élite, e che tutti dovrebbero avere un accesso facile e veloce al mercato dei capitali. Questa evoluzione dovrà sicuramente andare di pari passo con una sempre più necessaria educazione finanziaria, essenziale per adottare comportamenti di investimento responsabili, come sottolineato dai dati raccolti della nostra ricerca
Emanuele Agueci, Country Manager Italia di Trade Republic
Trade Republic e altri servizi rappresentano la vetrina a cui l’Italia guarda per comprendere come eludere l’inflazione e salvaguardare il proprio potere d’acquisto. In queste fasi, del resto, non agire è di per sé una perdita: l’aumento tendenziale dei prezzi promette di mantenersi elevato ancora per tutto l’anno ed estendersi anche sul 2023, dunque le scelte di investimento andranno a pesare non poco, così come la modalità di investire che si andrà a scegliere.