Messaggi riservatissimi che svelavano segreti militari, nomi di membri dell’aviazione USA, programmi dettagliati dei viaggi del presidente Bush: tutto per più di dieci anni si è riversato nella casella email di un cittadino del Regno Unito. È bastato un dominio a tradire la riservatezza dell’Air Force americana.
Gary Sinnott si era impegnato per la propria cittadina fin dal 1995: aveva acquistato il dominio mildenhall.com e gestiva un sito dedicato a Mildenhall, 11.500 anime stanziate nell’amena campagna della contea inglese di Suffolk. Forniva informazioni per i turisti e li invitava a visitare la località. Tutto procedeva per il meglio, finché i militari americani sono stati incoraggiati ad utilizzare le email per scambiarsi informazioni.
Da quel momento le caselle di posta con dominio mildenhall.com hanno iniziato a riempirsi di dati sensibili, di scambi di corrispondenza cameratesca fra militari, di informazioni estremamente riservate : l’Air Force confondeva il dominio dedicato alla vicina base militare di Mildenhall, mildenhall.af.mil , con il dominio che il cittadino gestiva per diletto.
La perplessità dell’uomo ha ceduto il passo all’irritazione, sostituita poi dall’esasperazione. Sinnot ha in primo luogo esposto avvisi sul proprio sito, raccomandando visitatori e militari di controllare che l’indirizzo email a cui intendessero inviare della corrispondenza fosse esatto: “Se dovete mandare email alla base militare di Mildenhall non usate …@mildenhall.com , sarebbe come digitare un PIN sulla tastiera di un forno a microonde e aspettarsi di ricevere del denaro!”.
L’avvertimento non ha sortito alcun effetto: il webmaster ha contattato direttamente la base militare nei pressi della propria cittadina. In un primo momento i militari hanno sottovalutato il problema , ma una volta informati della natura dei messaggi ricevuti da Sinnot, hanno intimato al webmaster di cancellare ogni messaggio ricevuto e hanno consigliato all’uomo di filtrare la corrispondenza e di inoltrare una risposta automatica nella quale si comunicasse il fraintendimento e si fornisse l’indirizzo corretto della base militare.
Ma lo stratagemma pare non aver funzionato: alle comunicazioni goliardiche fra colleghi, ai piani militari, alle password e alle notizie riservate, si è aggiunta una impressionante mole di spam . “Hanno venduto il mio indirizzo agli spammer – ha spiegato Sinnot – C’erano settimane in cui ricevevo 7.500 email dalla stessa persona”. Ma non di solo spam si trattava: fra gli 81.200 messaggi, fra gli 890 MB di email indesiderate spiccavano minacce di morte.
Sinnot ha dovuto rassegnarsi ad abbandonare la gestione del dominio : non è chiaro se sia stata una scelta dettata dallo stress accumulato in dieci anni di informazioni riservate e email spazzatura o dalle pressioni dell’Air Force.
Pur non raccomandando a nessuno di imbarcarsi in una simile esasperante impresa, Sinnot dispensa consigli a chiunque volesse approfittare dell’ opportunità di ricevere tonnellate di informazioni riservate: “Tutto quello che dovete fare è accaparrarvi un dominio .com con il nome di una base militare e lasciare che le email vi inondino”.
Gaia Bottà