I chatbot AI come ChatGPT, Gemini o Claude sono come degli assistente personali in grado di affrontare qualsiasi compito, dalla stesura di convincenti testi di marketing al debug di codici complessi. Tuttavia, per quanto siano strumenti potenti, occasionalmente possono fraintendere le nostre richieste, portando a risultati imprevisti o potenzialmente disastrosi.
Si fa presto però a puntare il dito contro il chatbot di turno… la “colpa” in realtà è nostra. Padroneggiare l’arte del prompt engineering, ovvero le le tecniche di ottimizzazione dei prompt, è fondamentale per sfruttare appieno il potenziale dell’AI generativa, riducendo gli errori al minimo e migliorando l’accuratezza degli output.
Cosa si intende per prompt?
Quando si parla di intelligenza artificiale e, in particolare, di modelli linguistici come ChatGPT, il termine “prompt” assume un significato specifico. In questo contesto, un prompt è essenzialmente un input testuale fornito al modello AI per guidare la generazione dell’output.
Si può immaginare il prompt come una sorta di istruzione o stimolo iniziale dato al modello. Questo input testuale può essere una domanda, una richiesta di completare una frase o un paragrafo, o semplicemente un’indicazione del tipo di contenuto o stile che si desidera che il modello generi. La tecnica per scrivere prompt efficaci, nota anche come “prompt engineering“, è un’abilità cruciale nell’interazione con i modelli di intelligenza artificiale. Un buon prompt deve essere chiaro, specifico e ben strutturato per ottenere i risultati che ci si aspetta.
Facciamo un esempio pratico. Supponiamo di voler utilizzare un modello AI per generare una breve descrizione di un prodotto, come un nuovo smartphone. Un prompt ben costruito potrebbe essere qualcosa del genere: “Scrivi una descrizione accattivante di 50 parole per un nuovo smartphone con le seguenti caratteristiche: Display OLED da 6,5 pollici; fotocamera principale da 64MP con stabilizzazione ottica dell’immagine; batteria da 5000mAh con ricarica rapida; processore octa-core con 8GB di RAM; resistente all’acqua e alla polvere con certificazione IP68. Concentrati sui principali punti di forza e rendi la descrizione coinvolgente per i potenziali acquirenti.”
Questo prompt fornisce al modello informazioni chiare sulle specifiche del prodotto e istruzioni su come strutturare la descrizione, inclusa la lunghezza desiderata e il tono da utilizzare. Un prompt ben formulato come questo aumenta notevolmente le probabilità di ottenere un output di alta qualità e soprattutto pertinente.
Ottimizzare i prompt AI: gli errori più comuni
L’intelligenza artificiale generativa è uno strumento potente per la creazione di vari contenuti, dai piani aziendali alle sceneggiature cinematografiche. Tuttavia, la qualità dei risultati dipende interamente dalla qualità degli input, ovvero i prompt. Una richiesta ben fatta funge da tabella di marcia, poiché indirizza l’AI verso i risultati desiderati. Al contrario, prompt poco chiari o mal costruiti possono causare sprechi di tempo, output irrilevanti o addirittura contenuti inappropriati. È quindi essenziale dedicare attenzione e cura alla stesura dei prompt per sfruttare al meglio le capacità dell’AI generativa.
Ecco quali sono le insidie più comuni in cui incorrono anche i professionisti più esperti nella creazione dei prompt AI e come evitarle.
1. La trappola dell’essere troppo vaghi
Nonostante la loro vasta conoscenza, i modelli AI non leggono nella mente… e non sono in grado di comprendere perfettamente le intenzioni e il contesto dietro a una richiesta come farebbe un essere umano. Per questo motivo, se i prompt forniti al chatbot sono troppo vaghi o poco specifici, l’output rischia di essere generico, superficiale o non pienamente pertinente.
Inoltre, per loro natura questi sistemi cercano di produrre una risposta plausibile anche quando non hanno familiarità con l’argomento, il che può portare a dichiarazioni errate o imprecise. È quindi fondamentale costruire prompt chiari, dettagliati e specifici, in modo da fornire all’IA tutto il contesto necessario per generare contenuti accurati e utili, evitando fraintendimenti sulle reali necessità dell’utente.
Esempio di prompt scarso: “Come posso migliorare la mia attività?”
Esempio di prompt efficace: “Quali sono tre strategie specifiche per aumentare la fidelizzazione dei clienti per una piccola attività di e-commerce che vende vini italiani in formato bag in box“.
2. Sovraccarico di informazioni
Sovraccaricare i chatbot AI con un eccesso di dati e argomenti differenti può generare confusione, portando a risposte incoerenti o inaccurate. Quando si devono svolgere compiti complessi, è bene evitare di includere nella stessa richiesta troppi concetti. È preferibile piuttosto suddividere la richiesta in una serie di sotto-richieste più mirate e facilmente gestibili. Adottando questo approccio graduale, è possibile ottenere risultati sicuramente migliori.
Esempio di prompt scadente: “Scrivi un business plan completo per un nuovo ristorante, che includa analisi di mercato, proiezioni finanziarie, sviluppo del menu e strategie di marketing. Inoltre, come devo assumere il personale e di quali permessi ho bisogno?“.
Esempio di prompt efficace (suddividendo il compito in più domande mirate). Iniziare con: “Indica le sezioni chiave necessarie in un business plan per un nuovo ristorante di pesce“.
3. La mancanza di contesto
Le richieste vaghe, come già detto, producono risultati vaghi e non ci piove. Quando vengono poste domande ampie come “Come posso migliorare la mia attività?“. l’AI tende a generare risposte generiche come “Vendere più prodotti” o “Migliorare il servizio clienti“. Queste banalità raramente forniscono uno spunto utile per affrontare sfide specifiche. Un approccio migliore consiste nel creare una richiesta che includa dettagli importanti e informazioni pertinenti. In questo modo, il chatbot può generare contenuti su misura e pertinenti, strettamente allineati agli obiettivi.
Esempio di prompt scadente: “Scrivi la descrizione di un orologio di lusso“.
Esempio di prompt efficaace: “Scrivi la descrizione di un orologio di lusso in pelle di 100 parole destinato a professionisti di sesso maschile, di età compresa tra i 35 e i 50 anni. Le caratteristiche dell’orologio includono movimento svizzero, vetro zaffiro e una garanzia di cinque anni“.
4. Appendere al chiodo la creatività…
Sebbene l’intelligenza artificiale eccella nell’automatizzare i compiti e nel generare idee, non può sostituire completamente la creatività e l’intuizione umana. Non ci si può aspettare che ChatGPT scriva il prossimo romanzo bestseller… I contenuti creativi generati dall’AI spesso producono risultati insipidi e scontati. Ecco perché è preferibile immaginare i chatbot come partner per il brainstorming, utilizzando i risultati come trampolino di lancio per infondere al prodotto finale il proprio stile. L’AI è uno strumento che migliora la creatività, ma non la sostituisce. Il tocco umano è ciò che risuonerà veramente con il proprio pubblico.
5. L’insidia della privacy
Attenzione: I chatbot AI pubblici come ChatGPT e Google Gemini non sono casseforti sicure per le informazioni sensibili. Anche se gli input non sono direttamente visibili ad altri, questi servizi possono esaminare i dati a fini di conformità e miglioramento. E, cosa ancora più allarmante, si sono verificati casi in cui informazioni private sono riemerse nelle risposte dell’intelligenza artificiale ad altri utenti. La regola d’oro? Quando si ha a che fare con dati sensibili, è bene essere prudenti e dare per scontato che la privacy sia pari a zero.
Esempio di prompt scadente: “Analizza questo database di clienti [include nomi completi, indirizzi e cronologia degli acquisti] e suggerisci strategie di marketing“.
La cosa migliore, quando si lavora con l’AI su argomenti sensibili, è utilizzare dati anonimizzati o esempi ipotetici.