Roma – Qualche ora fa una felice notizia è stata battuta dalle agenzie. Una studentessa a cui era stato rubato il telefono cellulare lo ha ritrovato e il ladro è stato identificato e denunciato .
Ad agire con rapidità è stata prima di tutto proprio la ragazza, che aveva segnato il numero identificativo unico di 15 cifre del proprio telefonino, l’ IMEI , e lo ha quindi potuto associare alla denuncia presso i Carabinieri. Questi, recitano le agenzie, proprio grazie all’indicazione dell’IMEI sarebbero riusciti a individuare il malandrino che, tra le altre cose, stava utilizzando l’apparecchio per ulteriori operazioni illecite.
Una bella notizia, forse imprecisa.
Le agenzie affermano che il merito del ritrovamento sta nel sistemone attivato dagli operatori italiani che blocca il funzionamento in Italia di un cellulare rubato di cui si conosca l’IMEI. Inserendo il numero magico nel filtro, infatti, con quel telefonino diventa impossibile effettuare chiamate sul territorio italiano. Un sistema che in questo caso però non sembra avere giocato un ruolo fondamentale.
Il ritrovamento del cellulare o, meglio, l’individuazione del ladro, si deve infatti alle forze dell’ordine e alla possibilità che si possa localizzare un certo telefonino mentre è attivo. Il cellulare infatti non è stato bloccato . Tanto che i Carabinieri hanno potuto individuare il malfattore proprio perché lo stava utilizzando, generando così un segnale che, attraverso la triangolazione GSM, ha potuto essere inquadrato e tradotto in una localizzazione sul territorio. Non si sa al momento se il ladro, che stava utilizzando il cellulare, stesse sfruttando anche la SIM intestata alla giovane vittima del furto.
Se un merito va attribuito all’accordo tra i gestori, dunque, è quello di aver spinto la ragazza a segnarsi l’IMEI per poterlo così comunicare alle forze dell’ordine. Una pratica che dovrebbe essere maggiormente stimolata da operatori e venditori di telefonini.