Nove milioni di dollari in meno di un’ora: quella che sembra la trama dell’ennesimo film del truffaldino Mr. Ocean è in realtà il bottino di uno dei più grandi tentativi di cracking del sistema bancario messo a segno negli ultimi anni. Sul caso indaga l’FBI, mentre gli esperti si dicono preoccupati circa una possibile fuga di dati sensibili relativi ai clienti derubati.
La vicenda, resa pubblica in queste ultime ore dal Bureau , risalirebbe allo scorso 8 novembre, quando da oltre 130 sportelli ATM di ben 49 città sparse in tutto il mondo tra cui New York, Mosca, Atlanta e Hong Kong, l’ingente cifra sarebbe stata prelevata nel giro di circa 30 minuti da un numero non meglio definito di utenti. Attualmente le forze dell’ordine, coordinate dall’ FBI , stanno cercando di far luce sulla vicenda partendo da uno dei pochi elementi a disposizione: le foto scattate dai Bancomat.
Prima di effettuare il colpaccio, i cracker sarebbero entrati in possesso dei dati relativi ad oltre un centinaio di carte di debito appartenenti al circuito RBS Worldpay , nonché a numerosi altri dati relativi ai titolari delle carte. Quindi hanno ottenuto un numero sufficiente di copie che sono state consegnate ai vari “scagnozzi”, che hanno fisicamente prelevato il denaro dagli sportelli automatici.
Normalmente, grazie ai vincoli imposti dal sistema bancario, è possibile prelevare solo una determinata cifra pari a circa 500 dollari nell’arco di un’intera giornata: gli autori della truffa hanno aggirato lo scoglio estendendo il plafond disponibile su ogni singola carta, prosciugando così ogni ATM. Questo spiega il perché di un bottino così consistente.
La notizia ha creato reazioni forti e contrastanti: se da una parte c’è la preoccupazione che questo tipo di azione possa venire ripetuta, dall’altra c’è chi addirittura si complimenta con il genio criminale capace di una simile impresa. È il caso dell’agente Ross Rice dell’FBI: “Non abbiamo mai visto un tentativo di frode simile, effettuato tramite semplici prelievi dagli ATM in una scala così estesa” ha dichiarato . “Non abbiamo mai assistito ad un attacco così ben organizzato: il numero di sportelli automatici utilizzati, il numero di città colpite, nonché il numero di persone coinvolte è impressionante”.
Attualmente l’FBI sembra brancolare nel buio: l’unico indizio a disposizione sono le foto scattate dagli sportelli ad alcune persone che potrebbero essere implicate nella vicenda. In particolare, questi soggetti sarebbero stati assoldati per pochi dollari per recuperare l’intero bottino. La vicenda, comunque, oltre a mettere in luce eventuali lacune in materia di sicurezza del circuito di RBS, pone inquietanti interrogativi circa il possibile furto di dati sensibili dei titolari delle carte, dati che – si teme – potrebbero essere utilizzati ancora dalla gang di cracker per nuovi colpi.
In attesa di ulteriori sviluppi, RBS avrebbe inviato delle lettere informative ai clienti che potrebbero essere stati danneggiati nella truffa, dichiarando la volontà di non mettere in conto qualsiasi pagamento non autorizzato dal legittimo proprietario. Inoltre la banca avrebbe offerto ai propri clienti un anno di programma protettivo per il proprio credito. Tutto ciò, comunque, pare non essere servito a molto: stando a quanto riportato da Fox 5 News , un avvocato di Atlanta ha depositato una class-action contro l’istituto bancario, sostenendo la comprovata inadeguatezza dei sistemi di protezione dei dati dei clienti.
Vincenzo Gentile