Con il lancio di Firebase Studio, Google spera di fare breccia nel cuore degli sviluppatori (e non), con un nuovo strumento AI per creare app senza scrivere una sola riga di codice.
La nuova interfaccia di Big G consente di sviluppare, generare e testare app in pochi clic ed è perfetta anche per chi ha poca dimestichezza con il codice, diventando un diretto competitor di tool affermati come Cursor, Lovable, Bolt, ecc., che offrono esperienze simili di sviluppo assistito dall’AI. Ma Google ha un vantaggio enorme rispetto a loro: l’integrazione nativa con l’ecosistema Firebase, già usato da milioni di sviluppatori nel mondo.
Firebase Studio con Gemini, la piattaforma di Google per generare app
Firebase Studio non è solo un editor visuale o un generatore di codice. È un vero e proprio ambiente di sviluppo nel cloud, che unisce il meglio di Project IDX, Gemini e Firebase per offrire tutto ciò che serve a realizzare un’applicazione completa, dalle API al backend, dal frontend alle app mobile. Il tutto in un unico workspace collaborativo, accessibile da qualsiasi dispositivo.
L’aspetto più interessante di Firebase Studio è che permette di sviluppare app semplicemente descrivendo ciò che si vuole, in formato testuale o addirittura con immagini e disegni. Gemini, il modello AI di Google, si occupa di tradurre le istruzioni in codice funzionante, suggerendo anche miglioramenti e correzioni. Un approccio che ricorda il “vibe coding” tanto in voga tra gli sviluppatori.
È un po’ come costruire un modello iniziale dell’app attraverso descrizioni invece che attraverso la programmazione tradizionale. Immaginiamo di poter dire “voglio un’app con una schermata di login blu, un feed di notizie e notifiche push” o persino disegnare uno schizzo dell’interfaccia, e l‘AI crea automaticamente il codice necessario. Questo approccio velocizza enormemente la fase iniziale di sviluppo, poiché consente di vedere rapidamente un’app funzionante che poi può essere perfezionata, invece di dover programmare tutto da zero.
Come funziona Firebase Studio di Google?
Facciamo un esempio pratico. Mettiamo il caso si voglia creare un’app sugli eventi gratuiti in città. Basta scrivere una descrizione tipo: “Voglio un’applicazione che mostri concerti, mostre e mercatini gratuiti in base alla posizione dell’utente, con possibilità di salvarli tra i preferiti e ricevere notifiche quando sono nei dintorni“.
In pochi secondi, Gemini può generare un blueprint completo dell’app: interfaccia mappa con pin dinamici, schede evento con immagini e descrizione, integrazione con il calendario, login utente e sistema di notifiche. Il tutto già collegato al backend Firebase per gestire i dati in tempo reale.
Una volta ottenuto il prototipo, chiaramente, è possibile perfezionarlo ulteriormente chattando con Gemini, che ha può apportare le modifiche richieste in tempo reale. La cosa bella, è che Firebase Studio supporta decine di linguaggi e librerie. Inoltre, integra nativamente gli emulatori e i servizi Firebase, che rendono semplicissimo testare e debuggare l’app direttamente nel browser.
L’interfaccia di Firebase Studio ricorda da vicino VS Code, con tanto di terminale, anteprima live e accesso completo ai file di progetto. Tutto gira nel cloud, quindi non c’è bisogno di installare nulla in locale. Si può lavorare da qualsiasi dispositivo e riprendere esattamente dal punto in cui si era rimasti. Un plus non da poco per chi sviluppa in mobilità o collabora con team remoti.
Come creare app in pochi minuti con Firebase Studio
Firebase Studio, come già anticipato, combina gli strumenti di codifica Genkit e Project IDX di Google con agenti AI specializzati e l’assistenza di Gemini. È costruito sul popolare progetto Code OSS, che lo rende familiare a molti.
Gli utenti devono solo aprire il loro browser per costruire un’applicazione in pochi minuti, importandola da repository esistenti come GitHub, GitLab, Bitbucket o da una macchina locale. La piattaforma supporta linguaggi come Java, .NET, Node.js, Go e Python e framework come Next.js, React, Angular, Vue.js, Android, Flutter e altri.
Gli utenti possono scegliere tra più di 60 modelli precostituiti o utilizzare un agente di prototipazione che aiuta a progettare un’app (compresi UI, flussi AI e schema API) attraverso il linguaggio naturale, schermate, mockup, strumenti di disegno, screenshot, immagini, senza la necessità di codificare. L’app può poi essere distribuita direttamente su Firebase App Hosting, Cloud Run o su un’infrastruttura personalizzata.
Le app possono essere monitorate in una console Firebase e perfezionate ed espanse in un’area di lavoro di codifica con un solo clic. Le app possono essere visualizzate in anteprima in un browser e Firebase Studio dispone di servizi di runtime e strumenti integrati per l’emulazione, il test, il refactoring, il debugging e la documentazione del codice.
Google sta anche concedendo l’accesso anticipato agli agenti Gemini Code Assist in Firebase Studio per coloro che fanno parte del Google Developer Program. Ad esempio, un agente di migrazione può aiutare a spostare il codice; un agente di test può simulare le interazioni degli utenti o eseguire scenari avversari contro modelli di intelligenza artificiale per identificare e correggere i risultati potenzialmente pericolosi; ecc.
Studio è disponibile con tre spazi di lavoro per gli utenti regolari, mentre i membri del Google Developer Program possono utilizzare fino a 30 spazi di lavoro. Gli agenti Gemini Code Assist sono in lista d’attesa.
I limiti di Firebaese Studio
Il traffico elevato sulla piattaforma può causare qualche errore e rallentamento nella generazione delle app. Inoltre, manca un pulsante per annullare le modifiche accettate dal codice, il che può essere frustrante per chi fa molti esperimenti. Un altro limite di Firebase Studio è la mancanza di flessibilità con strumenti di terze parti. Al momento si è abbastanza vincolati all’ecosistema Google, il che può non piacere a chi preferisce mixare servizi di diversi provider.
La buona notizia è che Firebase Studio è gratuito per i primi 3 workspace (10 per gli iscritti al Google Developer Program). Alcune funzionalità avanzate, come l’hosting delle app, richiedono però una carta di credito e seguono un modello “pay-as-you-go”. Niente di strano per un servizio cloud, ma è bene tenere d’occhio i consumi se non si vogliono brutte sorprese in fattura.
L’arrivo di Firebase Studio metterà sicuramente pressione su competitor come Microsoft (con GitHub Copilot) e Cursor, ma per gli sviluppatori è un’opportunità unica per creare applicazioni AI potenti in modo semplice e veloce, sfruttando al meglio l’integrazione con i servizi Google come Gemini, Vertex AI, Firestore e App Engine.