La criptovaluta, pur essendo una moneta virtuale, quindi non disponibile in forma fisica, può essere utilizzata per fare acquisti di beni e servizi, effettuando la transazione esclusivamente per via telematica, tra due soggetti in modalità peer-to-peer, direttamente, senza necessità di intermediari come le banche.
Acquistare una casa pagando ad esempio in Bitcoin, la criptovaluta più conosciuta, nonché la prima ad essere stata messa in circolazione, è dunque non solo possibile, ma le prime compravendite sono avvenute già qualche anno fa. E se per alcuni quella delle criptovalute era ed è solo una bolla destinata scoppiare, per molti altri la moneta virtuale è una rivoluzione epocale destinata ad invadere ogni settore, anche il mercato immobiliare.
Vediamo l’attuale trend di compravendite immobiliari in criptomoneta nel nostro Paese e le possibili criticità.
Le prime compravendite immobiliari in Bitcoin
Le prime compravendite immobiliari in Bitcoin risalgono al 2017, in Texas e nel Regno Unito. In Italia i primi casi di case pagate in criptovaluta sembra risalire al 2018, prima a Torino, poi nel quartiere San Lorenzo a Roma.
Oggi, anche se sicuramente non si può parlare di moda del momento, il trend sembra essere in crecita e sui siti di intermediazione immobiliare sono in continuo aumento gli annunci di venditori, per lo più privati, in cui viene esplicitamente indicato nella descrizione che si accettano pagamenti in criptomoneta, quasi sempre Bitcoin, al valore di mercato il giorno del rogito.
Pagare casa con moneta virtuale è legale?
Da precisare che nel nostro Paese investire nel mattone con un metodo tanto innovativo è reso un po’ più complicato dal fatto che il Bitcoin non è ancora considerato una moneta con valore legale. Si tratta comunque di una forma di pagamento valida, se le due parti coinvolte sono d’accordo. Nelle compravendite è infatti possibile stabilire il corrispettivo in una valuta diversa da quella avente corso legale nel nostro Paese (nell’atto va sempre indicato l’equivalente corrispettivo in euro.
A confermare la liceità dell’utilizzo della criptomoneta come mezzo di pagamento, utilizzabile anche in un atto notarile, è stata tempo fa la stessa Agenzia delle Entrate, con la Risoluzione n. 72/E/2016, in cui richiamava altresì una precedente decisione della Corte di Giustizia dell’Unione Europea (C-264/14, sentenza 22 ottobre 2015).
Restano tuttavia delle criticità. Ad esempio non è chiaro come vengono tassate le plusvalenze derivanti dall’investimento, o se è possibile chiedere un mutuo su un immobile il cui prezzo è espresso in Bitcoin.
Quello che è invece chiaro è che, prima la criptomoneta diventi realmente uno strumento di pagamento largamento utilizzato nel mercato immobiliare, sarà necessaria una regolamentazione del fenomeno.