Piattaforme come Amazon e eBay che fanno dell’e-commerce la loro attività quotidiana hanno già messo in campo iniziative finalizzate a evitare raggiri o speculazioni per i dispositivi di protezione individuale in questo momento cercati in tutto il mondo. C’è però un altro servizio, solitamente destinato a interazioni di natura differente, che proprio per il fatto di aver finora tenuto bassa la guardia sta attirando a sé i furbetti alla ricerca di un guadagno gonfiato: è LinkedIn.
LinkedIn ha un problema: chi vuol speculare
Lo svela un lungo e approfondito report pubblicato da Wired. Ciò a cui si assiste è la comparsa di termini come “3M N95”, “surgical masks” e simili nelle qualifiche o nelle descrizioni dei profili fino a qualche settimana fa legati a mansioni del tutto diverse, così che possano comparire a chi effettua una ricerca per trovare venditori di mascherine, gel igienizzati o altri presidi utili a combattere la crisi sanitaria in corso. La replica del social (dal 2016 controllato da Microsoft) è attribuita al portavoce Greg Snapper.
Le persone utilizzano LinkedIn per trovare clienti, concludere affari e costruire relazioni. Tuttavia non è assolutamente accettabile, soprattutto ora, che qualcuno sfrutti il profilo LinkedIn o un post sulla piattaforma per promuovere in modo inappropriato la vendita dei dispositivi di protezione individuale. È anche una chiara violazione della policy di LinkedIn. Il nostro team sta lavorando per risolverlo al più presto.
Ricordiamo che la piattaforma, insieme ad altre realtà come Facebook, YouTube, Reddit e Twitter, a inizio aprile ha sottoscritto un impegno comune con l’obiettivo di combattere la disinformazione sul tema che abbiamo già visto in grado di provocare distorsioni nell’accesso ai messaggi di pubblica utilità e mostrare il fianco a truffe o raggiri.