comScore, un racket per i dati?

comScore, un racket per i dati?

Si accende la polemica dopo la decisione della società di ricerca di far pagare un abbonamento annuale da 10mila dollar. Qualcuno persino parla di estorsione, ma la società si difende
Si accende la polemica dopo la decisione della società di ricerca di far pagare un abbonamento annuale da 10mila dollar. Qualcuno persino parla di estorsione, ma la società si difende

Una sorta di scandalo sembra essere esploso, dopo le recenti mosse strategiche che hanno trasformato la società di ricerca statunitense comScore. Numerose fonti hanno espresso un deciso rifiuto verso quello che è stato definito quasi come un “pizzo” che la public company di Reston, Virginia, vorrebbe imporre a tutti quei siti interessati alle sue analisi del traffico di Internet.

Per la precisione , a tutti quei siti che non siano attualmente clienti: comScore propone ora loro un obolo dal valore di 5mila dollari (3500 euro circa) per la semplice iscrizione ai suoi servizi. Cifra che raddoppierebbe qualora il sito di turno fosse interessato ad avere accesso ai dettagli statistici della società per un periodo di un anno.

In pratica, si tratterebbe di un abbonamento annuale da sostenere per poter usufruire delle prestazioni del nuovo Media Metrix 360 . ComScore aveva infatti già annunciato l’introduzione di una nuova metodologia di analisi del traffico online , dopo che numerose critiche le erano piovute addosso in particolare per una sua generale attitudine a sottostimare pesantemente i dati effettivi.

La nuova metodologia introdotta da comScore mescola in sostanza un sistema di interrogazione e raccolta lato server con una serie di sondaggi lato utente. Una decisa evoluzione metodologica, almeno stando a quanto ha scritto il CMO di comScore Linda Abraham in un post sul blog ufficiale. Un’evoluzione soprattutto costosa, che quindi giustificherebbe un prezzo oltretutto ragionevole.

Prezzo ragionevole o ricatto nei confronti di tutti quei siti che non sono attualmente registrati a comScore? Di questo secondo avviso, Jason Calacanis, CEO di Mahalo.com, che ha pubblicato un post sul suo blog, intitolandolo perché dovremmo boicottare comScore .

“Chiedo a giornalisti e blogger di non parlare più delle sue statistiche – ha esordito Calacanis – nonché agli inserzionisti di non utilizzare più i suoi servizi. Infine, chiedo alle startup di non aderire all’iniziativa di comScore, una vera e propria estorsione che in cambio di 10mila dollari offre analisi modificate ad hoc”.

A Calacanis ha risposto quindi Fred Wilson, azionista della società di ricerca della Virginia. Wilson ha sottolineato – come d’altronde la stessa CMO di comScore Linda Abraham – quanto sia costoso gestire attualmente i dati. “Qualcuno deve pur pagare per questo – ha continuato Wilson – oppure potremmo certo lasciare tutti che Google lo faccia gratis”.

Mauro Vecchio

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Pubblicato il
26 gen 2010
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