Per la prima volta in Europa dopo la sua nomina di maggio, il nuovo CEO di Intel Brian Krzanich sceglie il palco della Maker Fair di Roma , la prima in Europa, per un annuncio dal sapore molto poco commerciale: Intel si lancia nella produzione di schede Arduino , ovvero quanto di più distante si possa immaginare dall’idea di produttore di CPU quale è il colosso come Santa Clara. L’accordo con Arduino è annunciato sul palco dallo stesso Krzanich assieme a Massimo Banzi , vero e proprio papà di Arduino nonché animatore della community sorta attorno alla sua invenzione: la nuova scheda, mostrata sul palco e già testata in un paio di demo per dimostrarne il funzionamento, sarà totalmente open-source.
L’obiettivo di Intel e quello di lavorare in un settore fino a oggi poco battuto dai suoi tecnici, almeno ufficialmente, ovvero quello della tecnologia open-hardware che punta soprattutto alla realizzazione di device embedded o appliance semplici, sfruttando moduli di base a cui connettere sensori e altra elettronica costruita su misura: “Crediamo che dovunque ci sia del computing dovrebbe esserci un chip Intel – spiega Mike Bell , vicepresidente Intel a capo della divisione New Device , in una intervista concessa a Punto Informatico – Molta innovazione arriva da quello che potremmo definire il makers’ space , ci sono incubatori di tecnologia in tutto il mondo dove moltissime persone costruiscono nuovi device con Arduino e si lanciano verso la creazione di una propria impresa: noi al momento non stiamo giocando le nostre carte in questo settore, ma siamo decisamente interessati a far sì che le persone che costruiscono questi nuovi device possano farlo con la tecnologia Intel”.
L’idea di entrare in questo settore pare decisamente figlia della nuova gestione sotto la guida di Krzanich: in 60 giorni, parola di CEO, Intel è passata da un proposito sulla carta alle prime board funzionanti , addirittura pronte per essere donate ai partecipanti alla manifestazione. Il target di Galileo , così si chiama la prima scheda Intel Arduino, è molto diverso da quello dei PC o dell’integrazione che fin qui ha fatto la fortuna di Intel: studenti, ricercatori, hacker, startup, fanatici del fai-da-te non sono il “solito pubblico” per Santa Clara, ma evidentemente il chipmaker riesce a scorgere qualcosa in questo comparto che ai più può essere sfuggito.
“Abbiamo già altre board in lavorazione da sviluppare e costruire, lavoreremo a stretto contatto con Massimo Banzi e il team Arduino per capire come contribuire al meglio alla community, senza ostacolare ma anzi provando a costruire qualcosa di fantastico insieme – spiega ancora Bell – L’idea dell’open-source ci aiuta anche a guardare a cosa la community costruirà con gli schemi di questa board, sarà molto utile per noi attingere a questa creatività per comprendere in che direzione muoverci non solo nei prossimi 12 mesi ma anche con l’orizzonte spostato avanti fino a 5 anni da adesso”. In altre parole, oltre al fattore sociale che consente a Intel di ritagliarsi un angolo di paradiso contribuendo con la sua tecnologia al lavoro di studenti e centri di ricerca, si riesce a mettere insieme il business con la generosità.
Tecnicamente, Galileo è di fatto il primo esempio della nuova tecnologia Quark appena presentata all’IDF di San Francisco applicato alla vita reale: in particolare il SoC impiegato va sotto il nome di Quark X1000 (single core da 400MHz), e la scheda mette a disposizione interfacce ACPI, PCI Express, Ethernet, USB, UART, RS-232 e una flash NOR da 8MB programmabile. “Quark ha dei vantaggi di fatto – continua Bell – possiamo scalare rapidamente, aggiungere moduli per ampliarne le capacità, arrivando alla produzione molto più rapidamente che con le nostre altre CPU più grandi : inoltre, è una CPU x86 standard, con la quale funzionano i compilatori standard, i debugger standard. Non fa girare Windows, ma potrebbe. Ma non è un PC, è bene chiarirlo: piuttosto stiamo cercando di creare qualcosa che possa incarnare la prossima generazione del computing”.
Messa così la questione è ancora più chiara: Intel farà sicuramente la felicità di molte università e istituti a cui si prepara a donare 50mila schede Galileo , ma soprattutto sarà in grado di acquisire una competenza e un’esperienza notevole per quanto attiene nuovi form factor di device elettronici tipici dell’era del wearable computing o della Internet of things . “Il mio team lavora a molti progetti, nel campo mobile nel quale ho lavorato a lungo ( Bell viene da molti anni in Apple e poi in Palm, ndr ) c’è molta curiosità: Intel sarà in grado di competere in questo settore? Certo che potremo, il mio compito è quello di trovare le nuove formule in grado di garantire anche remunerabilità. Il mercato mobile non è un capitolo chiuso, la corsa a smartphone e tablet è in corso e non è neppure detto che i form factor attuali siano quelli definitivi per la categoria: ci sarà un’evoluzione, e con i nostri chip saremo in grado di guidarla”.
Come detto, Intel pianifica di donare 50mila schede Galileo ad istituti scolastici (principalmente università) nei prossimi 18 mesi: al momento in Italia è stata selezionata l’ Università La Sapienza di Roma, ma non è escluso che nel prossimo futuro altri atenei del Belpaese possano unirsi alla lista che al momento conta meno di venti nomi ma che dovrebbe crescere fino a 1.000 strutture coinvolte. Galileo sarà poi anche in vendita a partire dal tardo autunno , orientativamente entro la fine di novembre, a un prezzo inferiore ai 60 dollari (non è stato ancora annunciato un prezzo ufficiale).
a cura di Luca Annunziata