Rappresentati da un indirizzo email che non tradisce emozioni, rossori e esitazioni, gli individui tendono a mentire di più. L’impersonalità di caratteri standardizzati e un linguaggio e informale e sintetico sono l’alveo nel quale scorrono inganni e disonestà.
A suggerire che l’email sia il canale comunicativo più usato per mentire, una ricerca condotta dalla Lehigh University , dalla Rutgers University e dalla DePaul University : i netizen dispiegano le loro trame a mezzo posta elettronica e proprio nelle caratteristiche della comunicazione via email trovano una giustificazione al proprio comportamento truffaldino. Lo studio, volto ad indagare l’uso dell’email negli ambienti lavorativi, ha coinvolto però soltanto 48 studenti. Pochi, pochissimi, ma ritenuti sufficienti evidentemente dagli autori dello studio. Coinvolti in quello che in economia sperimentale viene definito ” gioco del dittatore “, è stato loro chiesto di dividere con un partner sconosciuto un bottino di 89 dollari, è stata data loro l’assicurazione del fatto che il partner fosse informato del fatto che la somma totale si sarebbe aggirata fra i 5 e i 100 dollari. Nessuna contrattazione sarebbe avvenuta tra le due parti: il destinatario della somma avrebbe dovuto accettare la proposta fatta dallo studente monitorato nel corso della ricerca. Il panel è stato diviso in due gruppi: a 24 studenti è stato chiesto di redigere la proposta via email, all’altro gruppo è stato chiesto di utilizzare carta e penna.
Più della metà degli studenti assegnati ad entrambi i gruppi ha tentato di ingannare la controparte proponendo di dividere una somma minore di quella era stata assegnata dai ricercatori. Ma i ragazzi la cui generosità e la cui onestà sono state messa alla prova via email si sono dimostrati decisamente più proni a mentire : a fronte del 64 per cento di mendaci cartacei, il 92 per cento di coloro che hanno comunicato via email ha dichiarato di avere fra le mani una somma decisamente più bassa di quella assegnata e ha mentito, consegnando al destinatario una somma minore della propria.
Ma non è solo la percentuale di coloro che hanno mentito a corroborare la tesi dei ricercatori, secondo cui l’email sbaraglia inibizioni e cortesie: non solo chi che ha comunicato via email ha mentito in proporzione maggiore rispetto a quanti hanno comunicato con carta e penna, ma ha anche ingannato la controparte assegnandogli somme minori di denaro . Gli studenti che hanno fatto la proposta via email hanno ceduto una media di 28 dollari, mentre coloro che hanno comunicato con carta e penna hanno rinunciato a 34 degli 89 dollari a propria disposizione.
Entrambi i media non costringono gli interlocutori a un confronto faccia a faccia, entrambi i media non permettono agli interlocutori di valutare indizi non verbali , consentono di dissimulare balbettii e gestualità che rischiano di tradire. Ma l’email sembra agevolare le menzogne più della comunicazione carta e penna: “Entrambi i media sono solo testuali – ha spiegato Charles Naquin, uno degli autori dello studio – nessuno dei due ha una maggiore ampiezza di banda rispetto all’altro”, e l’onestà in questo tipo di comunicazioni via email entra in gioco solamente nel momento in cui aumenta la familiarità con la persona con cui si deve condividere il denaro.
“Nella comunicazione via email si ridimensiona la fiducia e la cooperazione che i crea nei gruppi di lavoro professionali” spiega Terri Kurtzberg della Rutgers University: “Le persone si sentono più giustificate ad agire in maniera egoista quando digitano rispetto a quando scrivono”. I ricercatori ipotizzano che questa minore inibizione riscontrata nell’uso delle email possa dipendere dal fatto che la disciplina legale e le regole sociali della posta elettronica appaiano ancora non codificate e immerse nell’ambiguità, che possa scaturire dalla convinzione che le email siano più volatili ed effimere rispetto al testo impresso su carta.
Se i ricercatori suggeriscono che l’email sia il canale di comunicazione che induce il mittente ad incanalare messaggi poco onesti, ci sono studiosi che dichiarano di poter smascherare gli autori di email menzognere, basandosi su indizi prettamente testuali come la lunghezza dei periodi, la scelta e l’associazione delle parole. Gli States hanno già investito nel progetto 680mila dollari.
Gaia Bottà