Condé Nast sarebbe pronta a offrire nuove forme di abbonamento attraverso il sistema di pagamento in-app offerto da Apple per le proprie riviste iPad.
Si tratta ancora di voci di corridoio, voci che tuttavia si sommano alle prove circostanziali: i concorrenti Time e Hearst hanno già stretto accordi con Apple per l’utilizzo del sistema e sembrava solo una questione di tempo l’annuncio di un accordo simile da parte dell’editore di Wired e Vanity Fair.
The New Yorker sarà la prima pubblicazione di Condé Nast ad essere disponibile via abbonamento in-app e già da questa settimana, mentre entro fine mese dovrebbero dotarsi dell’opzione anche le altre riviste già presenti con un app per iPad : Wired, Golf Digest, Glamour, Vanity Fair, Self, Allure e GQ. I singoli numeri dei mensili costeranno 1,99 dollari (rispetto ai 5 del prezzo di copertina), mentre l’ abbonamento annuale 19,99 . Il settimanale New Yorker, invece, avrà un prezzo di 1,50 per singolo numero, 6 dollari al mese e 60 all’anno.
Se la tempistica accelerata del New Yorker è legata all’onda delle vendite spinte dall’uccisione di Osama Bin Laden, questo permetterà anche a Condé Nast di anticipare le già annunciate riviste di Hearst Esquire , O: the Oprah Magazine e Popular Mechanics attese solo a luglio.
Dal punto di vista del contenuto, l’accordo editori-Apple, accantonata l’ipotesi che vedeva Cupertino concedere condizioni di favore dal punto di vista della percentuale da essa rivendicata su ogni transazione, sembra giocarsi sull’ accessibilità dei dati dell’utente .
In pratica Cupertino concede agli editori la possibilità di richiedere agli utenti di fornire il proprio nome, indirizzo e numero di carta di credito per accedere all’abbonamento della rivista interno all’app, permettendogli così di mantenere quel controllo a fini di marketing sul proprio pubblico che contraddistingue il mercato editoriale delle riviste .
Il nuovo prezzo offerto da Condé Nast, e in generale la volontà di abbracciare il nuovo sistema di abbonamento in-app nonostante le critiche che permangono, è legato strettamente al mercato delle riviste via iPad che, nonostante di tablet con la Mela se ne siano venduti 15 milioni, non si è riuscito ad imporre per il momento come nuovo canale di distribuzione.
Gli editori e i loro prodotti digitali sono rimasti legati a peccati di origine che faticano a superare: non riescono ad offrire un prodotto che si sappia distinguere chiaramente da quello cartaceo, le abitudini dei lettori sono resistenti e i prezzi non sembrano allettanti. Di conseguenza anche prodotti sostanzialmente nuovi come The Daily , il giornale in esclusiva per iPad di Rupert Murdoch, non hanno registrato performance esaltanti, né all’altezza delle aspettative di molti sulla rivoluzione portata dai tablet nel mercato dell’editoria.
Il modello di abbonamento in-app di Apple (e le conseguenti trattative avviate tre editori e Cupertino), insomma, non rappresentano altro che il tentativo di trovare una strada alternativa per l’editoria digitale in grado di imporsi sul nuovo mezzo: se la responsabilità di un’offerta di contenuti nuovi pesa completamente sugli editori, prezzo e abitudini dei lettori sono fattori a cui i due fronti possono lavorare congiuntamente.
Sembrerebbe peraltro che non sia necessaria l’intermediazione di Apple per operare con gli abbonamenti via app su iOS : secondo quanto riferisce Reuters un servizio offerto da Yudu, e di fatto riconosciuto come lecito da Apple, permetterebbe agli editori di superare l’intermediazione di Cupertino. Esso funziona offrendo app con il marchio dell’editore che può provvedere ad aggiornarla (vendendo anche contenuto aggiuntivo) attraverso il servizio Yudu. L’abbonamento, in ogni caso, è sottoscritto di base attraverso il sito dell’editore e Yudu funge da intermediario per la divulgazione di aggiornamenti e nuovi contenuti (che non essendo una nuova app non hanno bisogno nuovamente dell’approvazione di App Store), ma non per i pagamenti. Ad utilizzarlo sono Reader’s Digest , Runway Magazine e DJ Magazine .
Claudio Tamburrino