Confesercenti, se il nemico è online

Confesercenti, se il nemico è online

Secondo Confesercenti molti negozi sono a rischio a causa dell'ecommerce: una narrativa superata e pericolosa in questa fase di difficoltà.
Confesercenti, se il nemico è online
Secondo Confesercenti molti negozi sono a rischio a causa dell'ecommerce: una narrativa superata e pericolosa in questa fase di difficoltà.

Confesercenti ha pubblicato in queste ore un comunicato nel quale ricorda giustamente la grave crisi in cui versano le vendite nei negozi, con maggior gravità in alcune situazioni nelle quali le chiusure permangono. Una disamina che, numeri alla mano, evidenzia quanto grave sia la situazione e quante famiglie dipendano da questo perdurante problema. Mentre il Governo promette riaperture irreversibili, ma il mondo della scienza teme un’eccessivo ottimismo in questo “rischio calcolato”, Confesercenti fa il proprio dovere: ricorda che i propri affiliati sono nella morsa di una situazione difficile e pericolosa, nella quale 70 mila attività commerciali rischiano di non poter più alzare le saracinesche.

Confesercenti punta il dito contro l’ecommerce

Nella disamina, però, Confesercenti sembra cadere nella trappola del definire il nemico online come il grande pericolo che farà chiudere gli esercenti. Più volte, nella narrativa del comunicato, la dimensione online viene vista come altra e alternativa, come se quel che guadagna uno lo perde direttamente l’altro. Come se fossero vasi comunicanti, insomma, e ignorando il fatto che il colpevole della situazione non sia l’ecommerce, ma la pandemia.

Lo spostamento delle quote di mercato a vantaggio dell’online, unitamente alla crisi dei consumi innescata dalla pandemia, sta mettendo in grave difficoltà l’intero comparto del commercio al dettaglio.

La stessa Confesercenti ricorda come a rischio siano soprattutto “le 35mila attività collocate dentro i centri e gallerie commerciali. L’obbligo di chiusura nel fine settimana, che rappresenta il 40% delle vendite di queste attività, è un cataclisma sul comparto”. Il problema non è l’online che, anzi, per molti è diventato un’opportunità. Le chiusure nel weekend, dettate dalle necessarie misure di contenimento della pandemia, hanno sicuramente spostato quote di mercato verso l’online, ma ciò è conseguenza (e non causa) di quanto sta accadendo.

Continua Confesercenti:

Nel primo bimestre del 2021, evidenzia l’analisi di Confesercenti, gli acquisti presso la grande distribuzione e le piccole superfici si sono ridotti, rispettivamente, del 3,8 e del 10,7%, mentre le vendite sul canale on-line sono aumentate del 37,2%. Significativamente, l’espansione del commercio elettronico ha segnato un’accelerazione a partire dallo scorso ottobre, quando le misure adottate per contrastare la seconda e poi la terza ondata del contagio hanno piegato vero il basso le vendite nei canali tradizionali, spiega lo studio, precisando che si tratta di un’evoluzione già osservata in occasione del primo lockdown di marzo-aprile 2020.

Gli esercenti non chiuderanno i battenti a causa dell’emersione dell’ecommerce in tempo di pandemia, ma in conseguenza di vetrine senza pubblico di fronte: un problema evidente, un problema grave, ma è altrettanto pericoloso il fatto che Confesercenti identifichi il nemico sbagliato perché ciò significa usare una bussola rotta in mezzo a una tempesta.

E questo gli esercenti non possono permetterselo. Non ora. Non offline.

Fonte: Confesercenti
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Pubblicato il
19 apr 2021
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