Confessa il cracker canadese del MIT

Confessa il cracker canadese del MIT

In un anno ha imparato le tecniche dell'hacking ma le ha utilizzate per creare danni. La sentenza è mite ma mescola hacking e cracking e gli chiede, forse, un discorso di troppo
In un anno ha imparato le tecniche dell'hacking ma le ha utilizzate per creare danni. La sentenza è mite ma mescola hacking e cracking e gli chiede, forse, un discorso di troppo


Ottawa (Canada) – La sua colpa l’ha confessata per poter patteggiare. Si tratta di un giovane cracker canadese accusato di essere entrato illegalmente nei computer di una serie di istituzioni e di siti accademici canadesi e non. Le “vittime” più illustri delle sue incursioni sono state la NASA , il MIT e l’Università di Harvard .

Del ragazzo le testate canadesi dicono poco, ma parrebbe che gli sia bastato un anno di computer e internet per apprendere tecniche e tecnologie che gli hanno consentito, per esempio, di penetrare i sistemi NASA e cancellare account di utenti autorizzati, rimpiazzandoli con account nuovi creati da lui. Oppure di mettere fuori uso il centralino telefonico di Harvard.

Il 14enne, il cui nome per la sua età è protetto da segreto, è stato condannato per le sue azioni di cracking a usare il computer solo sotto sorveglianza, a fare 240 ore di lavoro per la comunità, ad un anno di libertà vigilata e a tenere un discorso sulla “negatività dell’hacking” in una scuola superiore.

Né la sentenza né le testate che l’hanno ripresa, però, hanno parlato del ragazzo come di un cracker, anche se i reati che ha commesso, compresi i danni a sistemi di siti istituzionali, configurano più un desiderio di colpire (cracking) che di apprendere (hacking).

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Pubblicato il
22 mag 2000
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