Lascia o raddoppia? Secondo Confindustria Digitale su Immuni non abbiamo scelta: bisogna raddoppiare gli sforzi e sistemare quel che non ha funzionato per far sì che lo Stato possa dotarsi di un sistema di tracciamento valido ed efficace. L’opinione è quella di Cesare Avenia, le cui posizioni sono state interventiste fin da tempi non sospetti, quando chiedeva che Immuni potesse essere collegata ad una banca dati centralizzata invece di lasciare alla decentralizzazione il bandolo della matassa.
Confindustria Digitale: Immuni serve ancora
Oggi Avenia torna sull’argomento bocciando quella che è stata la gestione di Immuni, ma attribuendo le responsabilità in primis alle mancanze organizzative sul territorio. Leggasi: è colpa delle ASL, quindi delle Regioni che avrebbero dovuto coordinarne le realtà. In effetti non è certo un mistero il fatto che il principale collo di bottiglia incontrato sia stato nell’incapacità di segnalare le positività sul sistema nazionale, sbloccando quindi le notifiche ai contatti e vanificando pertanto l’intero sistema.
Dietro il fallimento di #Immuni vi è la mancanza di organizzazione sui territori nonostante
sia stato approvato un Dpcm che ha stanziato soldi per le Asl che ne dovono gestire l'operatività, ma bisogna formare i funzionari per far funzionare l'app di #tracciamento.— ConfDigitale (@ConfDigitale) December 23, 2020
Il call center per segnalare autonomamente la propria positività funziona soltanto da pochi giorni ed è un primo timido tentativo di rilancio, ma secondo Confindustria Digitale bisogna fare di più: “l’app per il tracciamento va rilanciata sanando le mancanze organizzative“. L’interventismo sconfina però in un territorio che non è proprio dell’identità di Immuni, che nasce come operazione volontaria e sulla quale è stato chiaramente richiesto che non ci fossero azioni coercitive che ne imponessero l’utilizzo (una questione di principio strettamente attinente al concetto di “libertà”). Avenia, invece, chiede che questo limite decada:
Serve un segnale forte del #Governo per rilanciare #Immuni. Quando si fanno norme restrittive per la circolazione, potrebbero essere previsti trattamenti più favorevoli per chi ha scaricato l'app, come maggiore possibilità di transito o di apertura di attività commerciali.
— ConfDigitale (@ConfDigitale) December 23, 2020
Le polemiche sulla privacy vengono invece derubricate con estrema decisione e considerate “pretestuose”: la dimostrazione sarebbe la corsa al download dell’app IO per avere il cashback di Stato (sebbene sia dimostrato come in entrambi i casi si sia arrivati ad una soglia simile e difficilmente superabile).
La convinzione, insomma, è che l’app Immuni resti uno strumento valido e che occorra continuare a svilupparlo. Potrà servire anche in futuro e sarà una risposta collettiva necessaria per la lotta alla pandemia anche nei mesi che si separano dai vaccini e dall’immunità.