Connessione globale. Via lenzuolo

Connessione globale. Via lenzuolo

Le lenzuola intelligenti integrano tutto l'occorrente per interfacciarsi ai più disparati dispositivi, presentandosi come una soluzione di ubiquitous computing ideale per gli ambienti domestici
Le lenzuola intelligenti integrano tutto l'occorrente per interfacciarsi ai più disparati dispositivi, presentandosi come una soluzione di ubiquitous computing ideale per gli ambienti domestici

Ha il sapore di ubiquitous computing casalingo con cui risolvere una volta per tutte il problema di far parlare tra loro cellulare, lettore mp3, televisore, computer e palmare, ma richiama alla mente anche il Surface motorizzato WiFi presentato a suo tempo da Microsoft. Il “lenzuolo intelligente” allo studio all’ Università di Tokyo vorrebbe diventare il viatico ideale per la convergenza degli aggeggi elettronici . Con i vantaggi invidiabili dell’economicità e dell’integrabilità nelle pareti, sulle tavole e un po’ dappertutto.

L’ articolo del New Scientist che presenta il lavoro usa un’immagine familiare e accogliente, tutta tesa a rappresentare le potenzialità insite nella tecnologia di migliorare la vita di tutti i giorni : “Arrivi a casa dopo il lavoro poggi il cellulare, il player MP3 e la fotocamera sul tavolo della cucina mentre ti versi un drink ben meritato. Immediatamente, la musica sul lettore comincia a suonare dall’hi-fi, le foto vengono scaricate sul PC e testi ed email compaiono sullo schermo TV”.

Tutti questi dispositivi stanno inviando i dati al tavolo, che li passa poi alle mura da cui vengono dirette verso l’hi-fi, la tv e il PC. All’interno del lenzuolo che copre il tavolo è presente il ritrovato tecnologico che i ricercatori giapponesi – tra cui Takao Someya e Tsuyoshi Sekitani – stanno mettendo a punto. Alla base delle ” smart sheets ” lavorano transistor costruiti con materiale plastico e fili di rame ben intrecciati a fungere da conduttori , capaci di formare quelle che vengono definite “connessioni spontanee” attraverso le quali far passare le informazioni digitali.

Più sicure e robuste delle connessioni wireless tradizionali Bluetooth e Wi-Fi, le smart sheet dagli occhi a mandorla non dovrebbero essere vulnerabili alle tecnologie spia e alle interferenze con le onde radio. Fino ad ora, il team di ricercatori ha realizzato un prototipo grande 21 centimetri quadrati , con cui sono stati fatti passare dati tra due robot miniaturizzati alla velocità di 2 megabit al secondo.

Il piccolo quadrato plastico è a sua volta composto da 64 quadrati più piccoli posizionati a mo di griglia al suo interno. Ognuna di queste “cellule” prese singolarmente contiene una serpentina di rame e tre transistor composti di pentacene , semiconduttore organico sensibile alla luce e all’ossigeno. Le celle sono poi connesse ai bordi del quadrato principale con un ulteriore filo di rame che, per comunicare con i dispositivi, necessita che questi integrino la stessa serpentina presente all’interno delle celle .

Tale serpentina creerà un campo elettromagnetico con quella presente nelle celle suddette una volta posizionato il gadget sul lenzuolo, attivando il transistor e passando la connessione all’orlo del quadrato, mettendo infine in comunicazione quanto posato sul tavolo con gli apparati di ricezione – nell’esempio citato computer, TV e hi-fi. Stesso processo capita nel caso in cui venga posizionato un secondo dispositivo su un diverso quadrato.

Economiche e convenienti, le smart sheet necessitano ancora del lavoro di ricerca per miniaturizzare i componenti e trovare un modo di far comunicare tra di loro i diversi quadrati prima di potersi affacciare all’attenzione del grande pubblico. Nondimeno “questa potrebbe essere l’interconnessione magica che connetterà tutti i nostri dispositivi assieme”, commenta entusiasta Chris Wren, specialista di ubiquitous computing per Mitsubishi Electric Research Laboratories a Cambridge, Massachusetts. Il lavoro degli scienziati giapponesi verrà presentato questo dicembre al meeting International Electron Devices che si terrà a Washington.

Alfonso Maruccia

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Pubblicato il
9 ott 2007
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