Chi ha avvistato l’app Immuni? La domanda inizia a farsi largo, ma i motivi dell’assenza e del silenzio che circondano l’app sono tacitamente noti. La realtà è che in questa fase si sta chiaramente lavorando dietro le quinte per presentare quanto prima un’app in tutto e per tutto pronta alla sfida.
“Sfida”, parola obbligata: perché di sfida si tratterà. Sarà una sfida perché bisognerà tentare di tener unita l’opinione pubblica attorno al progetto, bisognerà rassicurare tutti sulla bontà dei risultati ottenibili, occorrerà garantire i cittadini circa la tutela della privacy e circa l’insussistenza di un effetto “Grande Fratello” con cui diventa fin troppo facile additare il sistema e l’improvvisa alleanza con i big tech Apple e Google.
Quando arriverà l’app?
“L’app è fondamentale per la fase 2“: così il commissario straordinario Arcuri ha precisato solo alcuni giorni or sono, chiarendo quale sia il momento esatto in cui l’app diventerà un tassello fondamentale della strategia di apertura degli spostamenti e del contenimento avanzato del contagio. Il diagramma di flusso pubblicato nel nuovo DPCM in tal senso sembra chiarire il punto: nel momento in cui si entra nella “Fase 2 A” l’Italia deve poter disporre di due elementi essenziali:
- abilità di testare tempestivamente tutti i casi sospetti
- possibilità di garantire adeguate risorse per contact-tracing, isolamento e quarantena
Sono due parti della stessa medaglia, sono elementi estremamente compositi e sono fattori interdipendenti imprescindibili. Quel che sappiamo dei tamponi è che ora possono essere effettuati in maggior quantità perché l’organizzazione statale e regionale indica chiaramente la disponibilità di tutto il materiale necessario; a mancare, secondo alcune segnalazioni che abbiamo ricevuto, è la piena disponibilità di personale sanitario sul territorio che possa effettuare l’esame. La disponibilità del materiale per i tamponi è fondamentale perché è questa l’estensione naturale dell’app: nel momento in cui il sistema di contact tracing rilascerà notifiche relative al possibile contatto con persone positive, occorreranno le giuste ed immediate profilassi accompagnate da test immediati per capire se si sia o meno positivi.
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Ora tutto sta per allinearsi. La “Fase 2 A” dovrebbe iniziare il 4 maggio ed è quindi entro questa data che sarebbe utile poter avere l’app. I giorni successivi (2 settimane circa) saranno quelli fondamentali per la diffusione, il passaparola, l’installazione anche sullo smartphone di persone anziane che si potranno nuovamente visitare (ecco uno degli aspetti del poter tornare da parenti e affini). A quel punto l’app sarà ormai in fase di test quotidiano e si potrà capire se tutto è pronto per passare alla “Fase 2 B”.
Privacy
Il Garante Privacy nel frattempo ha predisposto una pagina contenente tutto quanto necessario per comprendere le verifiche portate avanti per esaminare l’app e certificarne il valore in termini di rispetto della privacy. Le polemiche non finiranno mai perché (in parte per dolo, in parte per preconcetto ed in parte per lecita critica) tutte hanno argomenti al proprio arco da scagliare contro l’app. Tuttavia c’è un valore intrinseco da non dimenticare in emergenza ed è direttamente proporzionale alla tolleranza che occorrerà avere nella necessità di un applicativo immediato ed urgente.
Il quadro non sembra essere chiaro non solo in Italia, ma a livello ben più ampio. Francia e Regno Unito, ad esempio, hanno seguito un approccio “centralizzato” mentre Italia e Germania sono rapidamente passate da un approccio “centralizzato” ad uno “decentralizzato” dopo che Apple e Google hanno presentato la propria soluzione. Opinioni di alto profilo non sembrano sgombrare il campo da dubbi, ma la scelta italiana appare ora delineata e sarà portata a compimento senza ulteriori virate.