Anche la World Health Organization (WHO) si appresta a rilasciare una propria app di contact tracing entro questo mese. Non sarà un’applicazione che andrà a sovrapporre o sostituire quelle in fase di rilascio in tutto il mondo occidentale (tra le quali l’italiana Immuni), ma sarà un progetto standard pensato per quei paesi che non hanno le risorse e le possibilità organizzative per dar vita ad un progetto di contact tracing per migliorare le strategie di contenimento del contagio.
Contact tracing: l’app per i paesi in via di sviluppo
L’app, così come illustrato dal responsabile Bernardo Mariano, chiederà all’utente di indicare eventuali sintomi avvertiti e fornirà informazioni relative ai riferimenti da contattare per diagnosi e cure. L’app, nelle intenzioni della WHO, sarà fondamentale in un continente come quello africano ove il mondo della sanità è molto più lacunoso e dove la pandemia (se fuori controllo) rischia di diventare una strage con conseguenze difficilmente immaginabili.
Allo sviluppo dell’app dell’Organizzazione Mondiale della Sanità avrebbero volontariamente collaborato ingegneri provenienti da Microsoft e Google: il cantiere sarebbe stato aperto ormai da settimane e il codice sarà pubblicamente rilasciato su Github non appena disponibile. Le cautele attuali sono relative alla necessità di tutela della privacy, perché soltanto assicurando sulla piena sicurezza e salubrità dell’app si può auspicare un’ampia e capillare diffusione anche nei paesi meno sviluppati.
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Una difficoltà ulteriori in queste zone è rappresentata dalla connettività carente, nonché dalla maggior difficoltà di portare tali informazioni a tutti: il progetto sta prendendo in considerazione tutte queste variabili per poter giungere quanto prima ad una qualche conclusione apprezzabile, così da avere entro la fine di maggio uno strumento da poter mettere a disposizione di qualsivoglia paese interessato.
Se per il quarto mondo è difficile immaginare soluzioni di questo tipo (non sarà certo la capillarità degli smartphone a coadiuvare il distanziamento sociale), per il terzo mondo si può invece immaginare uno sfruttamento del bluetooth anche su device a basso costo: non sarà questa la soluzione definitiva, ma ogni supporto può essere fondamentale per salvare migliaia di vite.